LETTERA DI MOBILITAZIONE PER IL RICONOSCIMENTO PARLAMENTARE DELL’OPZIONE FISCALE ALLE SPESE MILITARI

La risposta alla aggressione russa all’Ucraina si sta rivelando profondamente sbagliata e pericolosa.
L’invio di armi all’Ucraina da parte della NATO che è di fatto entrata come protagonista nella
guerra ibrida che si sta combattendo sta contribuendo solo al prolungamento della scia di morte e
distruzione del Paese. La corsa al riarmo degli USA e dei Paesi europei unitamente allo
schieramento di truppe ai confini orientali europei costituisce un pericolo mortale per la pace del
mondo. Il rischio dell’utilizzo delle armi nucleari è sempre più concreto. Inoltre le popolazioni
europee si trovano davanti ad una crisi energetica ed economica senza precedenti.

Nonostante i sondaggi dimostrino che i cittadini italiani sono contrari alla risoluzione dei conflitti
con lo strumento militare il governo prosegue lungo la pericolosa strada imboccata.
Si pone anche un serio problema di violazione dell’articolo 11 della Costituzione che ripudia la
guerra come strumento di risoluzione dei conflitti, e di guerra anche se ibrida e combattuta con
l’invio di armi in questo caso si tratta.

E’ venuta quindi l’ora di mobilitarsi in tutti i modi possibili, compresa la via fiscale per destinare per meno risorse all’apparato militare.

Dopo la prima guerra del Golfo del 1991 quasi 10.000 cittadini praticarono l’obiezione fiscale alle
spese militari. Era la prima volta dal 1945 che l’Italia interveniva direttamente in un conflitto
armato e ci fu una grande sollevazione popolare contro il riarmo e contro l’intervento militare per
risolvere i conflitti internazionali. una sollevazione tradotta anche in queste nuove forme di protesta
e manifestazione del dissenso.

La prospettiva di aumentare al 2% le spese militari si scontra con la necessità di utilizzare le risorse
finanziarie per le vere necessità dell’umanità: combattere la povertà e la disoccupazione, impegnarsi
contro la crisi climatica e il degrado ambientale, per una scuola di qualità e senza classi pollaio, per
il miglioramento del sistema sanitario e la lotta all’evasione fiscale. Ogni euro speso in armi è
sottratto alle vere necessità del popolo italiano.

Proponiamo ora una nuova forma di mobilitazione per il riconoscimento dell’opzione fiscale alle
spese militari.

Richiediamo di destinare il 6 per mille dell’IRPEF per utilizzi alternativi a quello militare.
Si tratta di una forma concreta per manifestare il proprio dissenso al riarmo e alla politica bellicista
destinata a creare miseria e a porre una seria ipoteca sulla convivenza pacifica dei popoli.
In concreto ci proponiamo di versare il 6 per mille a un’istituzione statale che si occupi di
protezione civile, sanità, ambiente, scuola e inviare una lettera all’agenzia delle entrate rendendo
pubblica tale iniziativa e richiedendo il rimborso della corrispondente somma trattenuta dallo Stato
per finanziare l’apparato militare.

A livello nazionale ci poniamo tre obiettivi:
1) Costruzione di un servizio difensivo nazionale non armato e nonviolento;
2) Riduzione delle spese militari;
3) Approvazione di una legge per l’opzione fiscale sulle spese militari.

La prospettiva potrebbe essere quella di una struttura non armata che veda il campo d’azione
spostato verso altre forme di difesa del Paese, la protezione civile, il soccorso, la protezione del
territorio, e altre emergenze nazionali, in coerenza con la Proposta di Legge di inziativa popolare
sulla Istituzione e modalità di finanziamento del Dipartimento della Difesa civile non armata e
nonviolenta.

Del resto ci sono importanti sentenze e basi normative che riconoscono la validità di forme di
servizio al Paese alternative: sentenze Corte Costituzionale 164/1985 e 228/2004, legge 230/1998,
legge 64/2001, DPCM 18/2/2004.

Se saremo in tanti faremo sentire anche per questa via la nostra voce per la pace e contro l’aumento
delle spese militari al nostro governo e al Parlamento.

Insomma, un Paese che si armi sempre di più causerà il riarmo simmetrico della presunta
controparte in una spirale senza fine, fino al punto in cui le armi vengono usate davvero.

Ci sono sempre altre strade!

Una è quella del disarmo praticata anche attraverso l’opzione fiscale.
Ognuna delle guerre combattute dal 1945 in poi ha prodotto effetti devastanti pagati da milioni di
civili, spesso bambini innocenti, e lasciando il mondo peggiore rispetto a prima. Gli unici a gioire
sono i fabbricanti e mercanti di armi. Chissà che proprio la terribile attualità di questa guerra possa
spalancare gli occhi di tutti sull’unico mondo possibile: pacifico, sobrio, ecologico, solidale.

I proponenti:
Giuseppe Paschetto – insegnante finalista al Global Teacher Prize 2019 e già assessore alla pace
della città di Cossato
Sergio Scaramal – ex sindaco della città di Cossato e presidente della Provincia di Biella
Emanuela Bussolati – scrittrice
Andrea De Lotto – co-organizzatore della nave dei Mille per la Costituzione
Franco Gesualdi – Centro Nuovo modello di Sviluppo di Vecchiano (PI)
Edoardo Martinelli – allievo di don Milani e coordinatore di Barbiana 2040
Giampiero Monaca – maestro e ideatore del metodo “Bimbi Svegli” di Asti
Paolo Mottana – professore ordinario di filosofia dell’educazione Universià Milano Bicocca
Moni Ovadia – attore e scrittore
Maurizio Parodi – saggista, formatore, già dirigente scolastico
Alex Zanotelli – Comunità missionaria dei Comboniani, direttore di Mosaico di Pace
Toni Filoni – sindaco di Mongrando (BI)
d. Mario Marchiori – parroco di Ronco di Cossato
Gianmaria Mello Rella – presidente di ASA Associazione Scuola Aperta di Biella


per aderire, inviate:

nome, cognome, indirizzo di residenza, data e luogo di nascita, professione

a

donmariocossato@libero.it

4 Commenti

  1. molto interessante. come si fa ad aderire alla raccolta firme? Oltre tutto, tra i sottoscrittori vedo Sergio Scaramal e Toni Filoni, ex sindaco e sindaco in carica… Potrebbero essere contattati per SINDACI PER LA PACE (scusate se evito la definizione in inglese)

  2. Ermete Ferraro Rispondi

    1)Faccio sommessamente notare, preliminarmente, che il 6 x 1000 non esiste tra le soluzioni di devoluzione fiscale (infatti c’è il 5 x 1000 l’8 x 1000 e il 2 x 1000). https://cinquepermille.ail.it/la-differenza-tra-5×1000-8×1000-e-2×1000
    2) Nel caso di destinazione di un’aliquota fiscale ad uno specifico progetto di pace e/o istituzione che operi in campo civile (sanità, protezione civile, ambiente etc.), comunque, non si determina una vera alternativa alle spese militari (cui il soggetto fiscale contribuisce in ragione del proprio reddito e nella percentuale nazionale attuale), e quindi risulta inappropriato l’utilizzo dell’espressione ‘obiezione fiscale’.
    3) La richiesta di ‘rimborso’ di tale aliquota è quindi, oggettivamente, solo un atto simbolico, lodevole ma privo di reali conseguenze.

    • grazie, Ermete, per aiutarci a precisare. Dacci una occhiata ogni tanto, vah, che manco siamo bravi a dare i numeri …

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