Pubblichiamo un interessante lavoro di Silvio Salussolia in domande, analisi e proposte da subito fattibili onde concretizzare il messaggio dell’enciclica per la pace di Francesco.


DOMANDE

Perché parlare ancora di guerra?
A cosa serve parlarne ancora?
Abbiamo paura di una guerra nucleare?
Parlarne, non ferma la guerra.
Dopo tanti giorni di guerra che fare ancora?
Sta passando l’idea che una guerra è necessaria per salvare il nostro tenore di vita?
La guerra si può davvero vincere con la nonviolenza?
Abbiamo fatto davvero tutto il possibile per fermare questa guerra, ma anche le altre?

Qualche risposta:
No, non abbiamo fatto tutto il possibile, vediamo come e perché.
Cosa abbiamo fatto:
abbiamo manifestato,
abbiamo detto e scritto no a questa guerra e anche alle altre,
abbiamo detto no alla produzione, al commercio, alla vendita e all’utilizzo delle armi,
abbiamo detto si al negoziato, con poca convinzione però,
abbiamo pregato.
E poi?

LA REALTÀ

Le guerre sono oramai una parte stabile del nostro sistema economico occidentale:
1) Servono per il controllo delle materie prime
2) Hanno un ruolo di volano nel sistema finanziario e nel commercio, i grandi accordi sono sempre
accompagnati da una vendita di armi.
3) Hanno un ruolo commerciale e industriale con la produzione, la verifica in campo e la vendita
di armi
INOLTRE:

  • le guerre sono proclamate dagli Stati o gli Stati sono comunque coinvolti
  • le guerre sono finanziate con soldi pubblici
    -il concetto di difesa nella Nato, per ciò che ci riguarda direttamente, è fondamentalmente
    legato agli interessi e al primato dell’economia capitalistico/finanziaria occidentale
    ovunque essi siano nel mondo
  • le armi nucleari fanno parte di questa difesa; anche se la guerra nucleare, tutti dicono,-non si
    può combattere- per ora, ma qualcuno inizia a dire diversamente, abbiamo la certezza
    che si può combattere solo una guerra tradizionale(per fortuna?!)
  • nessun partito e nemmeno nessuna nazione, hanno tra i loro programmi l’eliminazione degli
    eserciti nazionali( sono una quindicina gli stati senza forze armate, tutti piccolissimi)
  • nessun partito o nazione ha tra i suoi programmi il disarmo globale, e neppure parziale,
    la corsa al riarmo sembra coinvolgere oramai una grande maggioranza occidentale e
    mondiale

IL FALSO MITO DELLA DETERRENZA NUCLEARE

La deterrenza nucleare avrebbe garantito questi 70 anni di pace: nulla di più falso.
La guerra nucleare, tecnicamente impossibile da combattere sinora,(mutua distruzione) in realtà
ha avuto ed ha le sue vittime che hanno nomi e cognomi.
I soldi spesi in armi nucleari, se investiti altrimenti, avrebbero fatto miracoli e salvato vite
dalla fame e da malattie curabili già da decenni, (in Zimbabwe recentemente, 700 bimbi morti
per morbillo), avrebbero dato un notevolissimo impulso alla ricerca sui tumori, per non parlare
del risanamento ambientale che avrebbe camminato in ben altra dimensione.
I soldi spesi per le armi “convenzionali” e nucleari hanno di fatto orientato la scienza e la
tecnica verso investimenti aggressivi verso le persone e verso l’ambiente, da sempre
considerato come scarto dalla tecnologia nucleare.


IL FALSO MITO DELL’INEFFICACIA DELLA NONVIOLENZA

E’ opinione comune e condivisa, ancora dalla stragrande maggioranza delle persone, che la
nonviolenza non funzioni davanti all’uso violento delle armi.
Solo quando avremo speso per la nonviolenza tutti i soldi che abbiamo speso per le armi, solo a
quel punto, potremo dire che la nonviolenza non funziona, fino ad allora è un’affermazione falsa.
E’ troppo facile affermare che la nonviolenza non funziona e non spendere una lira, un euro per
farla funzionare.
Nelle democrazie occidentali la difesa nonviolenta non ha rappresentanza politica, neppure
come minoranza politica, la difesa armata, a livello politico, è vista come l’unica soluzione
realistica e la nonviolenza viene lasciata ai singoli individui , “le anime belle”.
Pur essendo l’organizzazione democratica delle società occidentali nata come alternativa alle
soluzioni violente, le democrazie stesse ritengono inevitabile le guerre, dimenticando che la
democrazia è nonviolenza per sua natura.
Il sacrosanto diritto dell’aggredito di difendersi non può arrivare al punto di scatenare
un’altra guerra; nella difesa armata, in democrazia, non è prevista la distruzione totale e
neppure parziale dell’avversario.

PROPOSTE

LA RICERCA DELLE IDEE MOTORE DELLA NONVIOLENZA

Noi cerchiamo le ragioni della nonviolenza nella religione, nella filosofia o anche nella
democrazia, ma le idee devono venire dall’esperienza, dalla realtà altrimenti perdono la radice
umana. (La realtà è superiore all’idea-papa Francesco-), ogni idea va seriamente confrontata con
la realtà (discernimento)
In una guerra, gli unici innocenti sono le vittime di qualunque parte, tutti gli altri sono
responsabile in diverse misure, per questo le guerre non vanno combattute perché non abbiamo
nessuna certezza di uccidere i colpevoli , anzi oggi c’è la matematica certezza che la
maggioranza delle vittime, in una qualsiasi guerra, sono civili innocenti.
C’è qualcuno che può garantire una guerra senza vittime civili?
Posso liberamente decidere di dare la vita per una idea (di libertà o altra) ma non posso
assolutamente obbligare altri a farlo e neppure uno Stato o una Nazione può obbligare ciò ai suoi
cittadini: diceva don Enrico Chiavacci “per me meglio morto che rosso, per gli altri meglio rossi
che morti”
Nella ricerca delle idee motore della nonviolenza le religioni, in particolare quella cristiana non
ha un pacchetto sostanzioso diffusamente popolare di riflessioni su Dio nonviolento; ma davvero
Dio è nonviolento? E Gesù, davvero anche lui è nonviolento?
Gesù ,come ci viene raccontato nei Vangeli, per quello che oggi riusciamo a comprenderli, è
l’unico che ha chiaro che la sua storia finirà in modo tragico, mentre tutti gli altri, compresi i
suoi discepoli, salvo poche donne e un solo uomo, che hanno resistito fin sotto la croce, durante
lo svolgersi della sua vita pubblica,ignorano questa realtà.
Sembra che anche le chiese praticamente ignorino questa realtà nelle loro riflessioni.
La chiesa cattolica, con l’unica condanna, espressa dal Concilio Vaticano II, della guerra totale
nucleare ha posto un buon punto di partenza per la riflessione, che però ha avuto pochi sviluppi.
Il già citato don Enrico Chiavacci ha sostenuto che un militare cattolico, vista la condanna della
guerra totale del Concilio, ha il dovere di fare obiezione di coscienza in anticipo per tale guerra.
Ma è stato per nulla ascoltato, nessuno ha ripreso questo filone all’interno del mondo cattolico
se non pochissime voci inascoltate,
Oggi, con le informazioni che abbiamo dal mondo finanziario, sviluppando questa riflessione di
don Chiavacci,viene da domandarsi se depositare i propri risparmi, per chi li ha, in una banca che
investa in industrie che sviluppano armi nucleari non sia proibito per un cattolico, vista la
condanna del Concilio.
E più in generale, non è che investire soldi in armi di qualunque tipo sia già il primo passo di una
guerra?
E non è che anche solo depositare i propri risparmi , per chi li ha, in una banca che investa in
armi, sia già il primo passo di una guerra?
Insomma, non è che a parole siamo contro la guerra ma le nostre azioni di fatto la favoriscono e
la promuovono?
Con papa Francesco e le sue riflessioni sulla guerra e sulla pace si inizia ad intravedere la
possibilità di un cammino pastorale quotidiano che metta la tematica della guerra/pace tra i
temi principali e coinvolgenti.
Il suo recente appello di mercoledì 24 agosto 2022 (… coloro che guadagnano con la guerra e
con il commercio delle armi sono dei delinquenti che ammazzano l’umanità.) non può non farci
riflettere più seriamente di quanto fatto sinora.
Sta a noi, ad esempio, sviluppare con concrete proposte, il legame tra ambiente-economia-armi
o tra diritti umani- economia-armi
Anche nella realtà”laica” la situazione non è tanto migliore: la riflessione sui diritti umani è
avanzata enormemente in questi ultimi anni ma è uscita poco dall’aspetto individuale e i diritti
umani legati al sociale e all’ambiente reale faticano a camminare, le idee che pur ci sono, non
trovano esempi concreti di applicazione.
A partire dall’uso delle parole: per esempio la parola “transizione ecologica” che indica un
passaggio, senza indicare i tempi, da una posizione attuale ad un’altra più verde, usata
comunemente per indicare una “conversione ecologica” termine molto più aderente alla realtà,
perché è un invito molto più radicale ed urgente al cambiamento.
Le idee che guidano le proposte non possono quindi sfuggire da questo confronto continuo e
costante con la realtà.
Per esempio non possiamo non tener conto che le leggi di iniziativa popolare non si sono mai
concretizzate nella storia degli ultimi 50 anni della nostra democrazia.
Anche tutte le riflessioni sul “partire da se”, a livello religioso con una vita spirituale, a livello
“laico” con la ricerca profonda(ad esempio tutta quella femminista) restano ad un buon livello
individuale e ad debole legame sociale.
Vi è una realtà perversa legata al mondo delle armi, a cui anche i migliori di noi partecipano più o
meno consciamente.

E’ POSSIBILE INIZIARE SUBITO

Certo le proposte di negoziato a tutti i livelli, con una ONU finalmente democratica senza
diritto di veto, devono avere un maggiore appoggio da parte dell’opinione pubblica mondiale ed è
necessario impegnarsi maggiormente affinché ciò accada.
Ma c’è un livello di azione piccola, ma possibile per tutti.
E’ possibile che chi ha dei risparmi scelga liberamente:

  • di non depositarli in banche o simili che finanziano armi convenzionali e nucleari
  • di non investirli in prodotti finanziari che sostengono la produzione, il commercio e la vendita
    di armi convenzionali e nucleari
    -i credenti di tutte le religioni, possono invitare le loro chiese e istituzioni religiose a fare
    altrettanto, e questo sarebbe un grande segno significativo e concreto, non è più
    possibile, per i credenti, che da una parte si annunci il Regno e nella quotidianità si lavori
    con banche che investono in armi convenzionali e nucleari.
    E’ possibile che chi lavora e necessita di un aspetto finanziario per il proprio lavoro, scelga
    istituzioni finanziarie che non investono in armi convenzionali e nucleari.
    Sarebbe inoltre possibile dare concretamente una rappresentanza democratica della
    nonviolenza anche se minoritaria, i cittadini che credono nella nonviolenza devono poter
    sottrarre il loro contributo alle armi per offrirlo alla nonviolenza.
    E’ semplicemente necessario che tutti i x1000 ( 2, 5, 8 …….che sono difesa nonviolenta) vengano
    detratti non più dal bilancio generale ma sottratti da quello della difesa.
    E’ semplicemente necessario che nella dichiarazione dei redditi venga offerta la possibilità di
    scelta tra difesa armata e difesa nonviolenta e, conseguentemente le tasse di quei cittadini
    vadano a finanziare la difesa nonviolenta, sottraendoli dal bilancio della difesa.
    Accanto a questi fatti attuabili da subito, è ovviamente necessario riscoprire la profonda radice
    nonviolenta del Vangelo, di una persona, Gesù, che ha scelto di lasciarsi uccidere piuttosto che
    uccidere.
    E’ un “compito immenso” diceva già papa Giovanni XXIII nella “Pacem in terris” anche nella
    chiesa cattolica e nel mondo di oggi.

01 Ottobre 2022 Silvio Salussolia

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