Appello per la ratifica del Trattato di disarmo nucleare
Le organizzazioni sottoscritte, premesso che:
- Il 10 ottobre 2016 il Consiglio Comunale di Ivrea ha approvato un Ordine del Giorno in appoggio all’apertura del Trattato internazionale per l’interdizione delle armi nucleari;
- Il 20 novembre 2017 il Consiglio Comunale di Ivrea ha approvato un Ordine del Giorno col quale dava l’adesione alla Campagna “Italia Ripensaci”, impegnava Sindaco e Giunta a farsi portavoce presso il Governo affinché l’Italia approvasse il Trattato dell’ONU del 7 luglio 2017 per la Proibizione delle armi nucleari (TPNW) e perseguisse ogni attività finalizzata a rimuovere definitivamente le testate nucleari ancor presenti sul territorio nazionale.;
Considerato che:
- il 22 gennaio 2021 entrerà in vigore il Trattato di messa al bando delle armi nucleari (TPNW), approvato il 7 luglio 2017 dall’Assemblea dell’ONU, con 122 voti a favore, e ratificato da oltre 50 stati (come richiesto dal Trattato per la sua entrata in vigore);
- il suddetto Trattato vieta di produrre, possedere, installare, utilizzare, minacciarne l’uso, trasferire e ricevere armi nucleari;
- l’Italia aveva sottoscritto il Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari, ratificato il 2 maggio 1975, che all’Art. 2 stabilisce: «Ciascuno degli Stati militarmente non nucleari, che sia Parte del Trattato, si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente»;
- l’Italia, avendo ordigni nucleari nelle basi americane di Aviano e Ghedi, sta violando il suddetto Trattato;
- la presenza negli arsenali e la diffusione di armi nucleari rappresenta una gravissima minaccia alla vita, alla pace e alla sicurezza internazionale;
- l’Italia ripudia la guerra (art.11 della Costituzione), tanto più la guerra atomica;
- l’umanità teme e condanna l’uso di armi nucleari, fatte per colpire deliberatamente le popolazioni civili e minacciose per la stessa sopravvivenza della vita sulla Terra;
- che le ingenti somme che ogni anno vengono spese per costruire e mantenere queste armi orribili dovrebbero essere destinate ad usi più utili per l’umanità, come il contrasto al cambiamento climatico, alla pandemia, alla povertà;
Chiedono al Sindaco e alla Giunta del Comune di Ivrea:
- di intraprendere tutte le azioni possibili presso il Presidente della Repubblica e il Governo affinché l’Italia, cambiando la posizione finora tenuta: a) ratifichi in tempi rapidi il Trattato di messa al bando delle armi nucleari: b) rimuova le armi atomiche presenti sul territorio italiano; c) rifiuti le nuove armi atomiche B61-12, che gli Stati Uniti intendono installare sui caccia F35;
- di adoperarsi presso il Presidente della Repubblica, il Governo, il Parlamento affinché traducano in credibili e autorevoli azioni ufficiali – a livello nazionale e internazionale – il diritto ad un mondo libero dalle armi atomiche;
- di dar vita ad iniziative culturali, di sensibilizzazione e di informazione sul tema del Disarmo nucleare rivolte alla Cittadinanza in particolar modo a giovani e studenti;
- di sostenere la campagna “Italia, ripensaci”, per l’adesione e il rispetto da parte dell’Italia del Trattato TPNW.
Ivrea, 22 gennaio 2021
Albero della speranza, ANPI, Associazione Ecoredia, Associazione Rosse Torri, Azione Cattolica, CAV-Movimento per la Vita, Centro Documentazione Pace, Centro Gandhi, CGIL, Circolo PRC-SE di Ivrea, Emergency, Fraternità di Lessolo, Fraternità CISV Albiano, Good Samaritan, Il sogno di Tsige, Legambiente Dora Baltea, Libera Ivrea, Lucy Associazione, Mir Ivrea, Osservatorio migranti, Pax Christi Ivrea, Sardine di Ivrea – Associazione Mare Aperto, ZAC!
Ecco il Comunicato delle associazioni di Ivrea per l’adesione dell’Italia al Trattato ONU di abolizione delle armi nucleari:
1 Commento
Fa pensare che siano sindaci e enti laici più che non parroci e organizzazioni religiose ad aderire formalmente agli appelli del no alle armi nucleari. Forse le sacrestie sono rifugi antiatomici? Sembra che di questo ai cattolici di professione non interessi nulla o poco, mentre, al contrario, cresce tra la gente comune la percezione che non c’è pace senza giustizia, che sia un assurdo pagare con le proprie tasse la manutenzione di basi NATO in Italia per poi ritrovarsi con sempre meno copertura sociale di stato in sanità, previdenza, scuola e gestione del lavoro… Chiediamoci da cosa dipenda se un gruppo ecclesiale per la pace come Pax Christi riesce a farsi sentire e ad avere collaborazione più fuori che dentro la chiesa. La mia privata visione è radicale: se un fico non da frutti va rinsecchito anzichè reverenzialmente coccolato; e se le briciole di un immenso lavoro per più di mezzo secolo di Pax Christi in Italia nutrono i cagnolini sotto il tavolo mentre al banchetto i reverendi invitati manco si sono presentati per mille e più scuse, beh, dovremmo saper riconoscere dove vi sia più fede, e da lì ripartire…