Nella Giornata Mondiale del Rifugiato 2021 chiediamo la piena inclusione dei profughi e dei migranti in ogni ambito della società, dal lavoro allo studio e alla salute.
Le persone costrette a fuggire dalle loro case lottano per ricostruire un futuro in dignità. Noi siamo al loro fianco tutti i giorni e chiediamo alle comunità e ai governi di sostenerli in questo sforzo.

Centro Gandhi Ivrea, MIR, Fraternità CISV di Albiano


KHALED è uno dei quattro profughi attualmente ospiti della Comunità del Castello di Albiano d’Ivrea

Khaled è somalo ed ha 20 anni.

Suo padre era un giornalista che si espose contro Al-Shabab: quando Khalid aveva 13 anni le guardie diedero fuoco alla sua casa, uccidendo a colpi di arma da fuoco il padre e il fratello maggiore (la madre e i fratellini più piccoli non si sa tuttora che fine abbiano fatto).

Inizia così il suo viaggio della speranza. Corre più che può fino alla cittadina vicina, dove un amico gli da un paio di scarpe e dei soldi.

Raggiunge lo Yemen dove incontra Mohamed, passa per il Sudan e raggiunge la Libia, dove viene imprigionato (ci resta per 1 anno e 2 mesi).

Viene torturato e si salva perché in fin di vita (si prende la tubercolosi).

Riesce ad arrivare a Tripoli, dove viene portato al Centro di detenzione di Tajura e organizza una fuga su un gommone insieme ad altri ragazzi. Vengono beccati dalla polizia, che spara al barcone (Khaled riesce a salvarsi poiché in grado di nuotare). Li riportano a Tripoli, dove riesce a trovare lavoro come cameriere in una mensa. Un giorno, dopo il suo turno di lavoro, esce a farsi un bagno in mare quando improvvisamente inizia un bombardamento della città da parte delle forze del generale Haftar: l’albergo che ospitava la mensa ufficiali  viene completamente distrutto e lui si salva per miracolo.

Riesce a sentire Mohamed, ritenta la via del mare, e, grazie all’intervento della SeaWatch3, riesce ad arrivare in Italia.

La sua storia, insieme a quella degli altri tre giovani africani, è presentata nella piccola esposizione di quadri realizzati dagli studenti del Liceo Martinetti di Caluso.

Con loro quattro e con la comunità del Castello, ieri sera abbiamo cucinato e mangiato la cena di autofinanziamento del Centro Gandhi di Ivrea: tra gli amici convitati c’erano anche Mons. Luigi Bettazzi e i coniugi Angela e Beppe Marasso.

Abbiamo ancora una volta sperimentato la gioia della convivialità e della solidarietà,  ricordando anche le attività per la pace e la solidarietà di questo anno e abbiamo pensato a quello che insieme potremo fare nei mesi a venire.

Pierangelo

altre testimonianze:

MOHAMED

Mohamed è un ragazzo di 22 anni che viene dalla Somalia (Mogadiscio).

Lì la vita è molto povera, rimane orfano di padre.

A 16 anni lascia la casa, raggiunge a fatica l’Arabia Saudita, dove trova lavoro come giardiniere in una famiglia ricca, che gli affida il cane Cookie. Conosce una ragazza di cui si innamora follemente e riesce a mandare qualche soldo alla famiglia.

Un giorno, però, a seguito di controlli della polizia sul pullman su cui viaggiava, poiché sprovvisto di documenti, venne arrestato e dopo 24 giorni in prigione, viene rispedito a Mogadiscio. Di nuovo lascia la Somalia e arriva in Yemen, dove incontra Khaled. Passando per il Sudan arrivano in Libia, dove vengono rinchiusi e torturati in una prigione a Kufra.

Dopo nove mesi viene trasferito al centro di detenzionedi Tajura (Tripoli), finchè nel 2019 un bombardamento fa saltare in aria parte della prigione. Dopo due tentativi finiti in naufragio, Mohamed riesce ad arrivare in Italia, grazie alla SeaWatch3, una nave che ha portato in salvo molti migranti.

 

ISMAIL

Ismail viene da un piccolo villaggio di pastori nel deserto del Chad, dove la luce manca, internet si trova solo nella città distante qualche ora a piedi, e non sempre si riesce ad avere la pancia piena (un giorno con altri 10 coetanei decide di cacciare una giraffa a cavallo con le lance, rischiando molto, poiché è vietato alla popolazione locale, ma non sempre invece agli occidentali, che si divertono pagando l’esperienza della caccia esotica nelle riserve).

Decide di partire in cerca di lavoro, e intraprende un viaggio molto lungo. Era spesso costretto a lavori forzati. Sperando in un passaggio in pick-up verso Tripoli, viene invece  rapito dalla milizia. Ha il torto di nascondere i pochi soldi conservati nelle calze e si rifiuta di unirsi alla milizia. Lo beccano e lo torturano, finché lo caricano su una macchina portandolo in una sorta di prigione su una montagna, dove ci sono anche bambini e donne.

Ismail si salva facendo servizi di pulizia alla milizia e serve alcol ai miliziani nelle serate di baldoria, fino a farli vomitare;  nel buio della notte, con la scusa dell’ennesimo giro a portare la spazzatura, lancia invece nella boscaglia le chiavi delle macchine dei miliziani (in modo da non essere seguito) ed inizia a correre nella prima direzione utile (ferendosi gravemente ad un piede nel buio del bosco).

Grazie a degli amici riesce ad arrivare al confine con la Tunisia; viene caricato su un barcone insieme ad altre 91 persone.

Vengono circondati da 4 elicotteri e altre navette, e come in un inseguimento da film, riesce a raggiungere Lampedusa.

 

 MADAR

Madar ha 19 anni ed è originario di Berbera, la cittadina dell’amore, affacciata sul mare del Corno d’Africa. Berbera è anche la cittadina che ospitò un famoso poeta somalo, Elmi Boodhari, che compose versi bellissimi per la sua amata, prima di scoprirla data in sposa ad un altro, e per il dolore, morirne. Da qui Madar parte, sperando di uscire dalle quattro pareti malmesse vicino al porto, che compongono la casa della sua famiglia; resta orfano del papà, vittima di conflitti mai sopiti tra clan differenti. Passa mesi attraverso gli stessi snodi detentivi che toccano ai migranti in Sudan e Libia; viene torturato a Kufra, dove si ammala gravemente. Una guardia vedendolo in condizioni ormai indegne di un essere umano un giorno gli apre la porta e gli dice: “tu sei morto, vai via”. Invece riesce ad arrivare a Tripoli nonostante una grave tubercolosi, lavora in una piantagione di datteri. Si mette per mare con tutti i risparmi, e arriva a Lampedusa.

 


CON ALTRI OCCHI: LA STORIA DI QUATTRO MIGRANTI RACCHIUSA IN OTTO TELE

mostra al Castello di Albiano dal 14 Giugno scorso

1 Commento

  1. Mariella Carra Rispondi

    Ho visto la mostra: molto “toccante”, soprattutto se i giovani di cui leggi la storia e ammiri i volti dipinti, li vedi lì, in carne ed ossa, vicino a te, con i loro sguardi che “parlano”. Cadono tutti i pregiudizi e capisci che occorre conoscere, vedere, toccare con mano e così l’altro non è più un lontano, che non ti riguarda o che ti fa paura, ma è un essere umano che sta lottando e soffrendo per avere ciò che dovrebbe essere garantito a tutti: una vita dignitosa! Grazie!

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