I capi politici mondiali al G20 di Roma hanno parlato di cambiamenti climatici e di contributi allo sviluppo sostenibile e ai paesi poveri, senza però fare alcun accenno alle spese militari.

Alla COP26 di Glasgow riparleranno di riduzione delle emissioni di gas serra, e per questo si fanno appelli, ma quanto viene considerato l’impatto ambientale del complesso militare industriale mondiale?

Il Movimento Internazionale della Riconciliazione, in nome della nonviolenza agli esseri umani e alla natura, raccomanda di aggiungere alle richieste ambientaliste la riduzione delle spese militari e l’abolizione degli armamenti di distruzione totale, nocivi per l’ambiente dalla produzione al loro utilizzo.

Come si è detto nelle iniziative del 30 Ottobre del MIR per la “Giornata  globale d’azione per il clima” indetta dall’IFOR (International Fellowship of Reconciliation):  “Il Sistema militare provoca disastri ambientali“.

Questo fa parte del progetto ecopacifista contenuto nel libro del MIR “La colomba e il ramoscello”, Edizioni Gruppo Abele.

La Rete Italiana Pace e Disarmo, l’IFOR e decine di organizzazioni internazionali sostengono la petizione lanciata dal “Conflict and Environment Observatory”, affinchè <<I Governi si impegnino nella COP26 a tagli significativi delle emissioni inquinanti militari>>.

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Rete Pace e Disarmo

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