Alle 4,22 della mattina di Domenica 16 Luglio 2023, è mancato il vescovo emerito di Ivrea e già Presidente di Pax Christi.

Da più fonti non stanno mancando approfondimenti sulla sua vita e sui suoi impegni, soprattutto per il Dialogo e per la Pace, cardini del Concilio Vaticano II che lo vide testimone.

La stragrande maggioranza di testimonianze è di ammirazione e di riconoscimento ad “un uomo di Chiesa che ci ha creduto sul serio”; non mancano alcuni sparuti interventi su giornali di parte che, per convenienza, velano di rispetto il disappunto verso un vescovo che non si prestò al potere semplicemente perché lo intendeva come servizio e non come sopraffazione, e non per una sua “fissazione” ma per convinzione e per autentica adesione alla Tradizione evangelica.

Il Punto Pace di Ivrea ringrazia le tante persone ed associazioni che nei modi più diversi stanno dimostrando vicinanza ed affetto sia al defunto che ai suoi parenti ed amici.


la diretta delle Esequie del vescovo Luigi da Youtube:

la comunicazione ufficiale di Pax Christi Internazionale circa la morte del vescovo Luigi

https://paxchristi.net/2023/07/17/in-memoriam-bishop-luigi-bettazzi/


MIR e altri gruppi pace ricordano il vescovo Luigi Bettazzi

Beato costruttore di pace

di Pierangelo Monti, MIR

La notizia della morte del Vescovo Luigi Bettazzi è velocemente circolata sui social, suscitando generale commozione, ricordi e parole di stima e affetto. Posso dire della Diocesi di Ivrea, dove è stato Vescovo dal 1966 al 1999 e poi vescovo emerito fino ad oggi; gli volevano bene tutti (o quasi tutti) perché vicino alla gente, simpatico, affabile, umile e impegnato per un mondo migliore, per un’umanità fraterna, che sappia vivere nella pace e nella “convivialità delle differenze”, come diceva don Tonino Bello, suo amico e confratello, successore alla guida di Pax Christi.

Come si può narrare in un articolo una vita lunga quasi un secolo? Lo incontrai per la prima volta quando aveva 53 anni, di cui tredici vissuti come vescovo ausiliare a Bologna poi a Ivrea, aveva già partecipato allo straordinario evento del Concilio Vaticano II ed era Presidente del Movimento Pax Christi. Questi tre impegni, hanno contrassegnato sempre la sua vita, con tutti i valori soggiacenti, a cominciare dalla fede in Gesù Cristo, l’amore per Dio e per il prossimo, la Chiesa, la pace, la vita di ogni essere umano, la giustizia e i diritti di ciascuno. Conoscendo la sua fama di vescovo progressista, io che stavo in una fase di orientamento della mia vita, lo cercai e gli parlai a Roma, dove era per una riunione di vescovi. Mi disse che avrei potuto andare a Ivrea, dove poter fare il servizio civile come obiettore di coscienza presso la Casa dell’Ospitalità, che lui aveva voluto per ospitare persone in difficoltà. Ecco: il Vescovo Luigi non solo parlava bene, ma era uomo di azione. Aveva un carattere dolce e forte, socievole e autorevole, disposto al dialogo e fermo nelle sue convinzioni, pronto a difendere i diritti delle persone e i progetti sociali anche a costo di scontentare qualcuno.

La scelta della giustizia e dei diritti, la scelta dei poveri e degli oppressi, lo portava inevitabilmente a criticare i potenti. Ma cercava di farlo con garbo, tenendo sempre presente che “quando punti il dito contro qualcuno, ne punti tre contro di te”. Questo principio e la responsabilità di pastore di una Chiesa Diocesana lo portava a evitare scelte e critiche dirompenti, anche all’interno della Chiesa Cattolica, lenta e restia all’applicazione delle istanze del Concilio che Lui cercava di attuare. Così quando qualcuno lo sollecitava a prendere posizioni più progressiste, diceva “tengo famiglia”, cioè ho una chiesa, un popolo, con cui devo camminare. Lui davanti, ma non staccato dalla sua gente; vicino, unito al popolo di Dio, al suo servizio, attivo nell’indicare e avviare la strada da percorrere insieme. Talvolta la indicava con gesti clamorosi: mettendosi in piazza con gli operai che scioperavano e con i pacifisti che manifestavano per la pace e l’obiezione di coscienza, contro le guerre, le spese militari e l’energia nucleare. Ha avuto la forza di offrirsi come ostaggio delle Brigate Rosse al posto di Aldo Moro e il coraggio di andare nel 1992 a Sarajevo con 500 pacifisti a chiedere di fermare la guerra.

Ammirava Gesù e i martiri, e come loro non avrebbe disdegnato di dare anche la vita per una causa giusta. Ma stava attento ad avere vicino il suo popolo. Voleva una chiesa partecipata e una società democratica, dove si convive tra diversi e dove si cercano insieme le soluzioni ai problemi. La sinodalità è stato lo stile del suo episcopato: “Cristo ci unisce per pregare e per servire” e “Per una Chiesa giovane al servizio del mondo” sono i testi scritti dalla Diocesi di Ivrea in anni di incontri diocesani. Dopo il primo Sinodo diocesano dell’84-86, fece il secondo nel 95-96 sulla Parola di Dio, indicata come suprema ispiratrice della vita dei cristiani e della Chiesa. Per dire quanto ci tenesse a stare con la gente ha scritto, tra i suoi circa 40 libri, uno intitolato “Farsi uomo” e un altro “Farsi donna, farsi giovane, per la pace”. Mentre con gli adulti generalmente il dialogo gli riuscì bene, con i giovani non ha avuto tanto successo, nonostante vari tentativi mediante le giornate a loro dedicate e i libri come “Ateo a 18 anni?” scritto nel 1982 (che adottai come libro di testo di religione per le classi quinte, con le quali gli organizzai un incontro) e “Egoista a 18 anni?” scritto nel 2019.

In particolare per i giovani scrisse nell’83 il libretto “Il cristiano e la pace”, che ha in copertina un biondo giovane con capelli lunghi, la tuta mimetica e l’elmetto in mano con dentro una bianca colomba. All’educazione alla pace e alla nonviolenza teneva molto. Ha ripetuto ancora “Da sempre sono per la nonviolenza”, lo scorso 7 maggio, in piazza davanti al municipio di Ivrea, in occasione della “Staffetta dell’Umanità”, quando con chiarezza indicò le tre cose da perseguire per arrivare alla pace e far finire la guerra in Ucraina: creare una mentalità nonviolenta, insistere con la diplomazia e i negoziati, creare e inviare forze di interposizione. La violenza, diceva, anche quella dell’invasore, si vince con la nonviolenza, non con una violenza maggiore. Mons. Bettazzi ha molto gradito lo slogan scelto da Papa Francesco per la Giornata della pace del 2017 “La nonviolenza: stile di una politica per la pace”, perché richiamava la necessità di aggiungere alla scelta personale della nonviolenza – da sempre presente nella morale cristiana fondata sull’esempio di Gesù – la scelta della nonviolenza politica, organizzata, istituzionale, che parte dal ripudio della guerra, he è la massima violenza organizzata. Al sostegno del diritto all’obiezione di coscienza personale, Bettazzi univa il disarmo, la riconversione dell’industria bellica, la fine dei blocchi militari (la NATO), la critica al complesso militare-industriale che tanta responsabilità ha nel creare e alimentare le guerre. Si è impegnato in ogni modo per questo: cominciando con il promuovere le marce per la pace con Pax Christi all’ultimo giorno dell’anno, per finire e iniziare l’anno all’insegna della pace. Le ha fatte tutte, fino ad essere presente alla 55ma il 31 dicembre 2022 a Catania. Quante volte è intervenuto a manifestazioni e dibattiti sulla pace! Ricordo ad esempio di avere fatto insieme la manifestazione del 4 giugno 1988 da Caselle a Ciriè, contro la militarizzazione della produzione industriale e del territorio della Valle di Lanzo e del Canavese, quando egli fece il discorso introduttivo citando l’Enciclica Pacem in terris di Papa Giovanni nel 25° anniversario. Un mese fa ricordava ancora questa storica Enciclica nel 60° anniversario della sua pubblicazione. Ora lo immagino insieme a quel Papa buono, a Don Tonino Bello e a tutti gli altri innumerevoli testimoni, profeti, maestri di nonviolenza e di pace. Come loro Beato costruttore di pace.

Vescovo Luigi Bettazzi, Beato costruttore di Pace – prima parte (pressenza.com)

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“Sono atea, ho 18 anni”: testimonianza di chi non crede su un “prete” che non ha risposto a suon di dogmi e infinite parole ma semplicemente ascoltando…

“Sono atea, ho 18 anni”

Suore e preti mi guardarono scandalizzati, cominciarono a borbottare. Don Bettazzi li zittì, mi invitò a continuare. Poi mi disse che non era necessario avere fede per essere nella Grazia di Dio. Era sufficiente essere giusti.

Erano gli anni di Pax Christi, di Ivrea ancora intrisa di pensiero olivettiano, del mio Liceo progressista e insopportabilmente e magnificamente catto-comunista. Un liceo che mi permetteva di studiare Dante leggendo Gramsci, che al posto di D’annunzio ci offriva la lettura di Thomas Mann e di Tolstoi.

Io, esonerata dall’ora di religione, frequentavo da uditrice le lezioni di teologia di Don Gamerro e mi infilavo ad ascoltare il vescovo Bettazzi appena potevo.

Ho imparato a definirmi non credente, superando l’ateismo che è un’altra forma di dogma. E ho cercato, sempre, di essere giusta nei limiti del mio infinitamente umano.

Don Bettazzi ha terminato stanotte il suo viaggio terreno.

Il mio omaggio profondo a chi mi ha fatto pensare ascoltandomi, tanti anni fa.

Ilda Curti


Lunedì 17 Luglio 2023, con le parole dell’On. Mauro Garruto anche la Camera dei Deputati della Repubblica Italiana ricorda il vescovo Luigi: https://www.giornalelavoce.it/video/mediagallery/534713/oggi-in-parlamento-hanno-parlato-di-bettazzi.html

Bellissimo il messaggio inviato dal presidente della C.E.I., vescovo Matteo Maria Zuppi, che si dichiara molto dispiaciuto di non aver potuto essere presente alle Esequie essendo negli Stati Uniti per una importante missione di PACE:

” Mi dispiace non potere essere presente. Non mi è possibile solo a causa di un impegno per la pace. Sono sicuro che Mons. Bettazzi, assetato di pace e giustizia e di convinta non violenza, mi avrebbe raccomandato di fare tutto “l’impossibile”. Ci aveva abituato alla sua presenza, solare, determinata, libera, evangelica, sempre in cammino, entusiasmante, piena di vita. Pur conoscendo bene il galateo ecclesiastico – educato com’era alla scuola di Nasalli Rocca e Lercaro – non ha mai smesso di portare con libertà il Vangelo ovunque, perché per tutti Gesù è venuto. E si è raccomandato piuttosto di andare a cercare, non di starcene fermi ad aspettare. È stato un Vescovo del Concilio Vaticano II.

Non è mai entrato, né prima né dopo, nella folta schiera dei profeti di sventura, coloro che “non senza offesa” al successore di Pietro preferivano e preferiscono continuare ad usare le armi del rigore credendole indispensabili per difendere la verità e evocando improbabili periodi passati senza imparare dalla storia. Era libero perché amava Dio e la Chiesa. Cercava il dialogo non perché ambiguo, facile, ma proprio perché convinto della propria identità, senza ossessioni difensive che vedono il nemico dove non c’è e non lo riconoscono dove, invece, si annida. Ascoltava per rispondere e non parlare sopra. Comunicava la gioia di essere cristiano e annunciava la chiamata a tutti ad esserlo.

Amabile, instancabile, gentile ma per niente affettato, scomodo, ironico, colto senza mai essere supponente, parlava della Chiesa e dei poveri perché la Chiesa è di tutti, ma specialmente dei poveri e perché “le ansie e gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”. «La rivoluzione copernicana contenuta nella Gaudium et spes (non l’umanità per la Chiesa, ma la Chiesa per l’umanità) e quella della Lumen gentium (non i fedeli per la gerarchia, ma la gerarchia per i fedeli) stentano ad affermarsi», ripeteva. Lui non ha smesso di sognare. «Il mio “sogno” è che ogni cristiano si renda conto della sua vocazione “missionaria”.

«La gioia più grande? Essere prete», aggiungeva. Ebbe il premio Unesco per l’educazione alla pace, perché non si devono subire i violenti e perché la tendenza alla violenza è comune e porta a imbracciare l’arma mentre la non violenza interpone la diplomazia. Fin dagli anni Sessanta ha scommesso sui laici, «non secondo i propri interessi, ma secondo l’interesse dell’intero cosmo per contribuire non solo a mantenerlo in essere…ma anche a svilupparlo nell’interesse comune».

Sì, ha chiesto a tutti noi, tutti, opportune et inopportune, di «essere discepolo che dà gioia», convinto che «il regno di Dio è l’umanità come Dio la vuole». Grazie don Luigi, benedizione con la tua lunga vita, perché non hai smesso di sognare e non ti sei stancato di farci vivere la primavera del Concilio. Grazie e continua a pregare per noi e con noi. In pace e con il sorriso. “

Card. Matteo Zuppi

Arcivescovo di Bologna

Presidente della Cei

Roma, 18 luglio 2023


MAI COME IN QUESTO CASO NOI DI PAX CHRISTI POSSIAMO, DOBBIAMO, VOGLIAMO SPERARE
CHE LA LAPIDE DELLA TUA TOMBA NON SIA LA PIETRA MESSA SOPRA UN’ESISTENZA SCOMODA,
UNA PIETRA POSTA IN TUTTA FRETTA PRIMA DEL TRAMONTO ONDE SODDISFARE LA LEGGE,
QUELLA MEDESIMA LEGGE CHE TU, COME UN CERTO GESU’,
HAI OSATO PRETENDERE CHE SIA AL SERVIZIO DELL’UMANITA’ ANZICHE’ ASSERVIRLA.

NON SOLO NOI DI PAX CHRISTI, NON SOLO I CATTOLICI, NON SOLO I CREDENTI

POSSIAMO, DOBBIAMO, VOGLIAMO VENIRE E VEDERE NON UNA PIETRA DI MORTE MA UNA PIETRA VIVENTE
CHE, POSTA AD ANGOLO, POTRA’ SORREGGERE ANCORA PER MOLTO TEMPO IL SOGNO DI UN MONDO MIGLIORE,
PIU’ GIUSTO, PIU’ BELLO DI QUELLO CHE HAI LASCIATO.

CHE IL TUO MERITATO RIPOSO E CHE IL TUO ESSERE DIVERSAMENTE PRESENTE SIA PER NOI

– SE NON ORA QUANDO? –
ESSERCI IN PIENO,
E PARTECIPARE ATTIVAMENTE A QUESTO BUONO E GIUSTO SOGNO.

Don Luigi Ciotti di LIBERA rende omaggio al vescovo Luigi

RIFERIMENTI IN RETE DEGLI ARTICOLI SUL VESCOVO LUIGI:

https://web.quotidianopiemontese.it/testolibero/2023/07/16/bettazzi-ti-voglio-bene/

https://www.rainews.it/tgr/piemonte/video/2023/07/bettazzi-lutto-ivrea-vescovo-monsignore-1d229eae-21e0-45c6-bff1-b70f49d79d18.html

https://www.avvenire.it/av/pagine/monsignor-luigi-bettazzi

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