Author

paxchristiivrea

Browsing

merita attenzione il testo ufficiale di Pax Christi Internazionale, qui tradotto in italiano, in merito i recenti tragici avvenimenti in Medio Oriente

Bruxelles, 11 Ottobre 2023


Pax Christi International condanna tutti gli atti di violenza che ancora una volta avvolgono la Terra Santa in un dolore, una paura e una devastazione inimmaginabili. Piangiamo la perdita di ogni vita in egual modo per tutti.
Rimaniamo fermi nel nostro appello per un cessate il fuoco, consapevoli che, se si verificherà un’escalation dei combattimenti, non risolverà le cause profonde di questo implacabile ciclo di violenza, ma seminerà solo maggiore odio e animosità.
Siamo fermamente solidali con i nostri fratelli e sorelle che vivono da più di sette decadi sotto una brutale occupazione militare o sono stati sottomessi ad un regime disumano. Le loro richieste di giustizia sono rimaste senza risposta per troppo tempo. Mentre la violenza non potrà mai essere giustificata e tutti coloro che commettono atti atroci devono essere chiamati a risponderne, tutte le  ingiustizie e la disumanizzazione subite senza conseguenze ha infine  portato un popolo al punto di rottura.
Pax Christi International si unisce alle molte voci che chiedono un immediato cessate il fuoco. Il ciclo di violenza che ha distrutto così tante vite e sogni deve finire ora.
Le ritorsioni vendicative da entrambe le parti porteranno solo a ulteriori spargimenti di sangue e distruggeranno qualsiasi speranza in una pace giusta e sostenibile.
È un nuovo percorso, basato sulla nonviolenza e sul rispetto delle regole del diritto internazionale l’unica via da seguire. È tempo che le vecchie narrazioni vengano trasformate in una nuova realtà. Noi invitiamo tutte le parti, sostenute e incoraggiate dalla comunità internazionale, a sostituire le
armi con un dialogo onesto e creare un nuovo paradigma basato sull’impegno a riconoscere i diritti inalienabili dell’altro a prosperare e vivere con dignità, sicurezza e libertà nella terra che chiamano casa.

Pax Christi International • Avenue de la Reine 141 • 1030 Bruxelles • Belgio
Telefono: +32 (0)2 502 55 50 • hello@paxchristi.net
paxchristi.net

Lo scorso 2 Ottobre è stata trasmessa alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma la denuncia sottoscritta a livello individuale da 22 esponenti di associazioni pacifiste e antimilitariste

Le associazioni firmatarie sono: Abbasso la guerra, Donne e uomini contro la guerra, Associazione Papa Giovanni XXIII, Centro di documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, Tavola della Pace Friuli Venezia Giulia, Rete Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale, Pax Christi, Pressenza, WILPF, Centro sociale 28 maggio, Coordinamento No Triv, e singoli cittadini.


Tra i denuncianti docenti universitari, avvocati, medici, saggisti, volontari, educatori, casalinghe, pensionati, padri Comboniani. Alcuni di loro sono molto conosciuti come Moni Ovadia e padre Alex Zanotelli. Portavoce dei 22 è l’avv. Ugo Giannangeli.
Hanno trasmesso la denuncia per conto degli assistiti gli avvocati Joachim Lau e Claudio Giangiacomo di IALANA Italia.


La denuncia è stata illustrata dai promotori in una conferenza stampa svoltasi, significativamente, di fronte alla base militare di Ghedi, dove fonti autorevoli ritengono che siano presenti ordigni nucleari.
La denuncia fa seguito a una campagna di un vasto settore del pacifismo italiano che ha chiesto uno studio alla Sezione italiana di IALANA, associazione di giuristi contro le armi nucleari specializzati in Diritto Internazionale, al fine di emettere un parere sulla legalità delle armi nucleari. Questa campagna, assolutamente autofinanziata, ha prodotto il libro Parere giuridico sulla presenza di armi nucleari in Italia edito da Multimage l’anno scorso.
La denuncia chiede agli inquirenti di accertare la presenza di ordigni nucleari in territorio italiano e, successivamente, di accertarne l’illegalità sulla base della normativa interna e internazionale. Gli inquirenti dovranno infine accertare le responsabilità, anche di rilevanza penale, che ricadono su coloro che hanno importato gli ordigni e/o su chi, illegittimamente, ne ha eventualmente autorizzato l’importazione e la successiva detenzione. La denuncia è supportata da 12 allegati.
Si allega una sintesi della denuncia.


Per avere il testo della denuncia e altre info scrivere a: denunciaarminucleari@proton.me

Per contatti diretti:
avvocato Claudio Giangiacomo +39 3356952089
avvocato Ugo Giannangeli +39 3406015344
avvocato Laila Simoncelli +39 3313063098
dott. Elio Pagani +39 3313298611


ulteriori riferimenti di rete sull’argomento: ecoinformazioni, ilfattoquotidiano, Avvenire, Officina dei Saperi

Sabato 14 Ottobre 2023 ore 16,30 presso l’Oratorio San Giuseppe di Ivrea, con il ricercatore universitario Marco Labbate e con i primi obiettori storici in Piemonte Piercarlo Racca e Pierangelo Monti, si è parlato della storia e dell’attualità del no alle ragioni armate di Stato.

Avere con noi Sabato 14 Ottobre Marco Labbate, autore del libro “Un’altra patria. L’obiezione di coscienza nell’Italia repubblicana”, non ci ha dato l’occasione di parlare dei no del passato alle armi ma a come possiamo noi oggi essere alternativa a tutta una architettura politica e culturale che non ha voglia e convenienza di pensare alla pace, e, anzi, accusa i pacifisti di collaborazionismo con il nemico di turno.


relazione dell’incontro

L’incontro sull’obiezione di coscienza organizzato dal Punto Pace di Pax Christi di Ivrea e tenutosi Sabato 14 c.m. all’oratorio S. Giuseppe è iniziato con la bella e vivace relazione di Marco Labbate, ricercatore presso l’Università di Urbino.

Le vicende dei primi obiettori, le difficoltà incontrate e infine i passi compiuti per giungere alla legge 772 del dicembre 1972 che consentiva l’obiezione di coscienza al servizio militare, ci hanno fatto rivivere momenti  lontani ma che hanno segnato la vita e lo sviluppo di molti movimenti e associazioni per la pace.

Parlando a Ivrea, Labbate non poteva tralasciare l’impegno della nostra diocesi e soprattutto di mons. Bettazzi  sul tema dell’obiezione. Come presidente di Pax Christi  Italia coinvolse il movimento su questo tema,  inaugurando la tradizione delle Marce di Capodanno e avviando nel 1974 presso la Casa dell’Ospitalità di Ivrea, i corsi di formazione per obiettori. Consigliabile in merito  l’ultimo libro del relatore: “Non un uomo, né un soldo – Obiezione di Coscienza e servizio civile a Torino”  nel quale molte pagine sono dedicate all’impegno di Pax Christi e di mons. Bettazzi.

Si è passati poi ad ascoltare l’esperienze di due obiettori:  Piercarlo Racca di Torino e Pierangelo Monti di Ivrea. Più legata a un impegno in gruppi e associazioni quella di Racca., più personale quella di Monti, ci hanno fatto capire come sia difficile vivere le propri convinzioni e come sia necessario l’impegno comune  per fare dei passi avanti.

Ultimo intervento quello di Silvio Salussolia che brevemente ha aperto nuovi spazi all’obiezione affrontando il tema delle banche armate ossia di  quegli istituti di credito che  danno contributi a industrie produttrici di armi. E’ questo un discorso molto complesso ma che va affrontato. L’invito che si può fare in merito è quello che tutti noi ci impegniamo  a  conoscere meglio questo problema per poi fare l’unica obiezione possibile ossia togliere i nostri soldi da quelle  banche.

Gustavo Gnavi


Pierangelo Monti ha condiviso con noi la sua lettera indirizzata al Ministro della Difesa Italiana dell’epoca con la quale, in maniera semplice ma perentoria ed esaustiva, chiedeva di non fare il servizio militare ma quello civile.

AL MINISTRO DELLA DIFESA

Io sottoscritto MONTI PIERANGELO, nato a Paderno Dugnano (MI) il 28 giugno 1952, ed ivi residente in Via Achille Grandi n. 35, iscritto all’Ufficio Militare di leva di Monza, dopo aver terminato gli studi seminaristici teologici del Pontificio Istituto Missioni Estere, chiedo di prestare il servizio civile alternativo a quello militare, come previsto dalla legge 15.12.1972, n. 772.

Dichiaro di essere totalmente contrario all’uso personale delle armi, tanto più nel loro uso organizzato, istituzionalizzato, al servizio del potere costituito.

Le armi non possono che uccidere, distruggere, fare ogni sorta di male. Con esse si fan le guerre, che, salvo quelle di liberazione dall’oppressione, non sono mai volute dal popolo, ma solo dai potenti che per mire di potenza e ricchezza le dichiarano e le sostengono con false motivazioni e falsi valori, come quello della “Patria”. Io rifiuto le divisioni nazionalistiche perché credo che gli uomini sono tutti fratelli, tutti con pari diritti.

Perché mai io italiano dovrei uccidere o prepararmi ad uccidere uno “straniero”? un uomo, una donna, un bambino, un vecchio che certamente come me condannano la guerra e chi la vuole?

Non parliamo di “dovere militare” per il bene della Patria! Uno solo è il nostro dovere: amare tutti, far la pace del mondo, una pace vera che viene dalla giustizia. Dovere degli uomini, uniti al di sopra dei confini nazionali, è di abbattere le oppressioni, le dittature, le divisioni di classe, le ingiustizie economiche e culturali, che sono fonti di odio, di violenza, di guerre.

Gli eserciti sono macchine di guerra, guidati in modo gerarchico, antidemocratico e autoritario dai potenti della terra: non contribuiranno mai a portare la pace vera! 

Anche in tempo di “pace” le armi e gli eserciti sono da condannare, perché per il loro mantenimento si fanno spese enormi, si consumano molte materie prime, si sottraggono al popolo molti beni, uomini ed energie. Infine il servizio di leva militare rovina i giovani, li rende una massa uniforme, abituata ad obbedire, a non pensare, a fare cose assurde. I giovani nel periodo di leva militare imparano inoltre a cercare il proprio interesse, a tendere alla superiorità sugli altri, a disinteressarsi dei problemi sociali, politici e religiosi; sono diseducati alla corresponsabilità, alla democrazia, all’impegno per gli altri.

In coerenza con queste mie convinzioni e giudizi, che fan parte della mia concezione generale cristiana non violenta della vita, io rifiuto il servizio militare e, come obiettore di coscienza, in conformità alla Costituzione, alla Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo, alla Legge n. 772, opto per il servizio civile alternativo al militare, nel campo assistenziale ai poveri, malati, emarginati.

Dichiaro che il mio servizio civile non potrà essere utilizzato ai fini di lucro, sostitutivo del lavoro disponibile e del lavoro di coloro che stiano esercitando il diritto di sciopero.

Dichiaro inoltre di non essere titolare di licenze o autorizzazioni relative alle armi indicate rispettivamente negli articoli 28 e 30 del testo unico della Legge di Pubblica Sicurezza e di non essere stato condannato per detenzione o porto abusivo di armi.

In fede

Paderno Dugnano, li 7 Luglio 1976   

Questa lettera testimonia come gli anni ’70 del secolo scorso fossero anni densi di tensioni sociali, culturali e politiche anche perché i giovani di allora sentivano dentro di dover partecipare ai cambiamenti in meglio di un pianeta gestito e spartito dai “grandi”. Effervescenza di Utopia o irrequietezza da illusione fosse, quella “forza dentro” caratterizzò generazioni di giovani ben diversi dai giovani di oggi, opportunamente drogati dall’avere tutto e subito, incoscientemente decoscientizzati da un perverso sistema che ha saputo gestire fami e sazietà, di ieri e di oggi.


altri riferimenti di rete sul tema: L’INCONTRO NEWS


l’autore Marco Labbate

I profeti non sono fatti né per piacere né per restare nella bara. Neppure se ornata dalla bandiera arcobaleno della pace. È sulla loro eredità, pungolo continuo delle coscienze, che si misura ipocrisia e sincerità nel dolore per la perdita.

a cura di Carlo De Cicco

Il profeta è morto, viva il profeta. Accattivante il ricordo del vescovo Luigi Bettazzi e il suo appello per osare la pace, tracciato al suo funerale e sulle pagine della stampa che conta. Ma i profeti non sono fatti né per piacere, né per restare nella bara. Neppure se ornata dalla bandiera arcobaleno della pace. È sulla loro eredità, pungolo continuo delle coscienze, che si misura ipocrisia e sincerità nel dolore per la perdita. A Bettazzi è capitato quanto già visto per don Tonino Bello, l’altro vescovo presidente di Pax Christi, che lo seguì e ne condivise l’amore sincero e scomodissimo per la pace come modo migliore e veritiero di stare dalla parte degli ultimi secondo l’esempio di Gesù di Nazaret.

Resistere nel bene, senza mai ricambiare offese e rimproveri. Bettazzi lo ha fatto da vescovo gentiluomo, intellettuale tra i poveri e con i poveri, convertito dal concilio Vaticano II – come diceva di sé – a una Chiesa povera e dei poveri. E si sa, i poveri si nutrono di pazienza, ma non bisogna abusarne poiché arrivano tempi in cui la collera dei poveri – lo scriveva Paolo VI – diventa temibile. I funerali del vescovo Luigi sono stati una celebrazione di popolo di Dio che, in questioni di fede, è infallibile ripete sempre papa Francesco. “Nell’amore di Dio, nella pazienza di Cristo” motto episcopale di Bettazzi “oggi lo capiamo meglio” ha rimarcato il cardinale Arrigo Miglio nell’omelia della messa prima della sepoltura, considerando l’intera esistenza del vescovo emerito di Ivrea cucita da un filo rosso di spiritualità mai sguaiata né ostentata.

Intensa sintonia tra Luigi Bettazzi e la gente che aveva educato a considerare la Chiesa casa propria dove si vive e lavora amorevolmente per la giustizia e la pace. In piena umanità. Lo ha riconosciuto l’attuale vescovo di Ivrea Edoardo Cerrato. I potenti sono ospiti invitati a operare con giustizia e verità per il bene comune. Solo restando dalla parte del Vangelo la logica dei cristiani diventa disarmante perché non teme la verità. Tutti attori dell’avventura di un povero cristiano alla maniera di Celestino V chiamato da impensabili trame al soglio pontificio e prontissimo a ritirarsi quando constatò che non era aria di Vangelo quella che si respirava sul trono.

Ci sono due fotogrammi al funerale di Bettazzi che illuminano bene il senso di un profeta nella Chiesa che apre strade nuove senza pretenderle, ma proponendole e vivendole con nonviolenza. Non per questo meno scomode per chi resta. Alla preghiera dei fedeli una donna – forse di Pax Christi? – invita l’assemblea a pregare perché si arrivi allo scioglimento della Nato. E poi l’immagine di un’altra donna, energica collaboratrice del vescovo Luigi che al momento della tumulazione entra sola e per prima nella cappella della deposizione della bara, mentre cardinali, vescovi, preti e fedeli presenti cantano e pregano per l’estremo saluto al vescovo che ormai riposa con la croce pettorale d’acciaio e l’anello al dito donato ai padri del concilio da papa Montini.

Sono risuonate parole belle e importanti in morte di Bettazzi da parte del presidente dei vescovi italiani e specialmente dal papa che sembrano aver compreso il suo passaggio nel nostro tempo e l’impegno che ne scaturisce per la Chiesa in Italia. “Il sommo pontefice – si legge nel telegramma di Pietro Parolin, segretario di Stato, scritto a nome di Francesco – lo ricorda quale grande appassionato del Vangelo che si è distinto per la vicinanza ai poveri diventando segno profetico di giustizia e di pace in tempi particolari della storia della Chiesa, nonché Uomo di dialogo e punto di riferimento per numerosi esponenti della vita pubblica e politica italiana. Grato al Signore per questo intrepido Testimone del Concilio…”.

Allusione, forse, al famoso carteggio tra Bettazzi ed Enrico Berlinguer allora importante segretario del Partito Comunista Italiano che turbava i sonni dell’occidente capitalista sulla possibilità di un dialogo sincero tra credenti e non credenti. Eppure, in quel clima di guerra fredda tra l’Occidente e l’Unione Sovietica -identificata con l’Anticristo – vi fu una convergenza sostanziale tra la Santa Sede che operava per sostenere lo spirito di Helsinki con un dialogo positivo tra gli opposti sistemi e il vescovo Luigi che operava discretamente al disgelo tra Santa Sede e Vietnam comunista uscito vincitore dalla cruenta guerra con gli Stati Uniti. Per Bettazzi non era importante far filtrare quel difficilissimo dialogo per evidenziarne un suo merito, quanto piuttosto creare forti e leali legami di fraternità e ascolto sincero con chi, idealmente altro, convergeva per il bene del popolo e la giustizia.

Uno stile discreto, coperto, di Pax Christi anche per facilitare la vita delle persone nelle dittature del tempo in America latina. Ripetuti i tentativi di screditare l’immagine del vescovo definito “rosso” per tacitare la propria coscienza pungolata dal Vangelo inascoltato. Orecchi da mercanti che pensano di onorare Dio colpendo i profeti disarmati. Fortunatamente oggi, grazie a preti, sacerdoti, laici e perfino vescovi discepoli sinceri del vangelo, la via intrapresa dalla Chiesa cattolica con il magistero di Francesco, non permette di assimilarla con quel sistema economico che “uccide” i poveri della Terra e tiene in ostaggio l’intero pianeta sottoposto a stress climatico.

Si può dire con semplicità che a differenza della morte di altri profeti del passato anche piuttosto recenti, la Chiesa nelle sue componenti ha onorato Bettazzi in morte più di quanto lo fosse stato in vita. Resta da misurare la coerenza con la sua eredità spirituale che resta spinosa e non agevole. Lo ha sottolineato il cardinale Matteo Zuppi presidente della Conferenza episcopale italiana, impedito dal partecipare ai funerali del vescovo Luigi che fu anche ausiliare di Bologna ai tempi ruggenti del concilio e del cardinale Lercaro, tanto discusso per la sua idea di Chiesa dei poveri e di riforma liturgica.

Mai stanco di promuovere il concilio ricorda Zuppi in un messaggio alla diocesi di Ivrea in occasione delle esequie proprio in coincidenza del suo viaggio negli Stati Uniti per incontrare il presidente Biden in ordine a creare presupposti di pace in Ucraina. Zuppi si dice convinto che l’amato vescovo “assetato di pace e giustizia e di convinta non violenza” gli “avrebbe raccomandato di fare tutto ‘l’impossibile’”. “Non ha mai smesso di portare con libertà il Vangelo ovunque” scrive il porporato del presule, da non annoverare “nella folta schiera” di quanti “preferivano e preferiscono continuare ad usare le armi del rigore credendole indispensabili per difendere la verità e evocando improbabili periodi passati senza imparare dalla storia”.

Libero perché “amava Dio e la Chiesa – aggiunge Zuppi – monsignor Bettazzi “cercava il dialogo” e inoltre “comunicava la gioia di essere cristiano e annunciava la chiamata a tutti ad esserlo”. Era amabile, instancabile, gentile ma per niente affettato, scomodo, ironico, colto senza mai essere supponente”. Resta il compito di andare oltre le parole celebrative, ripensando seriamente all’impegno per la pace e la nonviolenza che resta l’eredità più vera del vescovo Luigi nel nostro tempo scompigliato dal conflitto in corso in Ucraina dopo l’aggressione della Federazione Russa. Proprio ricordando le parole d verità di Bettazzi su un conflitto tanto scomodo che butta alle ortiche ogni velo d’ipocrisia.

Per uscirne non servono più armi ma una verità e una sincerità che fa male all’anima non meno delle bombe. Con la differenza che la verità e l’amore ferendo risanano, le bombe uccidono e non risolvono. Sarebbe interessante non solo come sfida intellettuale ma come sfida esistenziale ascoltare due interventi del vescovo Luigi quasi centenario ma lucido e coerente sulla guerra tra Russia e Ucraina. Sanzioni sì, accoglienza ai profughi sì, intervento militare comunque presentato, no. “Semplicemente perché non è ragionevole”, sosteneva un mese dopo l’inizio dell’aggressione di Putin. “Persino al di là delle pur sempre chiare ragioni di carattere etico, non v’è chi non veda come qualsiasi apporto militare, non possa che condurre ad altri passi verso l’orlo del precipizio.

La non violenza è l’unica via possibile per la pace. Lo stop al proliferare degli armamenti è l’unica cosa “logica” per prevenire guerre future. Dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia, si sarebbe dovuta ridimensionare anche la Nato: invece ha cercato di ampliarsi fino a lambire, con l’Ucraina, i confini della Russia”. Questo ragionare fa gridare allo scandalo quanti – forse a loro insaputa – continuano a declinare il mantra della necessità del sistema militare-industriale che regge l’instabile equilibrio mondiale. Putin non è giustificato – sostiene Bettazzi – ma è stato sollecitato da noi. Senza fare tutti un passo indietro per ripartire col piede giusto, dalla guerra non se ne esce bene per nessuno.

Il suo pensiero in merito il vescovo Luigi lo ha precisato con una sintesi mirabile di 10 righe lo scorso febbraio a un convegno di Pax Christi. “A un anno dall’inizio della guerra quel che osservo è che tutti siamo per la guerra perché anche se, come diceva papa Giovanni che la guerra è una pazzia e papa Francesco ripete che è una follia. È una follia sia la guerra di attacco sia la guerra di difesa. È sempre guerra. E abbiamo la mentalità che una guerra si possa vincere soltanto con un’altra guerra. Quello che ci manca è la mentalità della nonviolenza. La pace arriva soltanto attraverso la nonviolenza. Una guerra provoca una guerra e quella un’altra guerra”.

Dopo aver citato l’esempio positivo di Gandhi e Luther King, aggiunge: “È vero che sono morti perché la nonviolenza disturba i violenti e i violenti uccidono i non violenti, a cominciare da Gesù che insegnava la nonviolenza e lo hanno ucciso proprio per quello, perché disturbava i potenti civili e religiosi del suo tempo. Gandhi diceva di aver imparato la nonviolenza anche dal Vangelo, ma non si era fatto cristiano perché aveva visto quanti pochi cristiani in questo campo mettono in pratica il Vangelo. Sembra di accettare il male ma è l’unico modo di portare il violento a capire che non può con la violenza dominare gli altri…Bisogna studiare i modi per la nonviolenza specialmente noi cristiani. Credo che sia una riflessione che dobbiamo fare e una educazione che dobbiamo farci, noi cristiani per primi, ma tutti gli uomini.

Soltanto quando si arriverà a delle resistenze nonviolenti si sarà sul cammino della pace”. E pensare che queste cose le diceva un vescovo che appariva gioioso, quasi scherzoso. Non mi è mai capitato un interlocutore che mi chiedesse come mai quel vescovo sapesse creare e raccontare tante barzellette. Ne procurò tantissime anche al comico Gino Bramieri per le sue performance televisive domenicali. Era lo stesso vescovo Luigi che pregava tanto, con parole di silenzio; passava tanto tempo nel silenzio davanti al silenzio di Gesù eucaristia, memoriale della Pasqua di risurrezione, come aveva appreso alla scuola spirituale di Charles De Foucauld, il militare convertito nel deserto dell’anima, oggi santo, senza aver spintonato nessuno.


da Barbara Peruzzi, Segreteria Nazionale Pax Christi Italia – IMPRUNETA (FI)

Non servono più armi ma una verità che fa male come le bombe. La lezione di Bettazzi | L’analisi di Carlo Di Cicco (ripartelitalia.it)


Alle 4,22 della mattina di Domenica 16 Luglio 2023, è mancato il vescovo emerito di Ivrea e già Presidente di Pax Christi.

Da più fonti non stanno mancando approfondimenti sulla sua vita e sui suoi impegni, soprattutto per il Dialogo e per la Pace, cardini del Concilio Vaticano II che lo vide testimone.

La stragrande maggioranza di testimonianze è di ammirazione e di riconoscimento ad “un uomo di Chiesa che ci ha creduto sul serio”; non mancano alcuni sparuti interventi su giornali di parte che, per convenienza, velano di rispetto il disappunto verso un vescovo che non si prestò al potere semplicemente perché lo intendeva come servizio e non come sopraffazione, e non per una sua “fissazione” ma per convinzione e per autentica adesione alla Tradizione evangelica.

Il Punto Pace di Ivrea ringrazia le tante persone ed associazioni che nei modi più diversi stanno dimostrando vicinanza ed affetto sia al defunto che ai suoi parenti ed amici.


la diretta delle Esequie del vescovo Luigi da Youtube:

la comunicazione ufficiale di Pax Christi Internazionale circa la morte del vescovo Luigi

https://paxchristi.net/2023/07/17/in-memoriam-bishop-luigi-bettazzi/


MIR e altri gruppi pace ricordano il vescovo Luigi Bettazzi

Beato costruttore di pace

di Pierangelo Monti, MIR

La notizia della morte del Vescovo Luigi Bettazzi è velocemente circolata sui social, suscitando generale commozione, ricordi e parole di stima e affetto. Posso dire della Diocesi di Ivrea, dove è stato Vescovo dal 1966 al 1999 e poi vescovo emerito fino ad oggi; gli volevano bene tutti (o quasi tutti) perché vicino alla gente, simpatico, affabile, umile e impegnato per un mondo migliore, per un’umanità fraterna, che sappia vivere nella pace e nella “convivialità delle differenze”, come diceva don Tonino Bello, suo amico e confratello, successore alla guida di Pax Christi.

Come si può narrare in un articolo una vita lunga quasi un secolo? Lo incontrai per la prima volta quando aveva 53 anni, di cui tredici vissuti come vescovo ausiliare a Bologna poi a Ivrea, aveva già partecipato allo straordinario evento del Concilio Vaticano II ed era Presidente del Movimento Pax Christi. Questi tre impegni, hanno contrassegnato sempre la sua vita, con tutti i valori soggiacenti, a cominciare dalla fede in Gesù Cristo, l’amore per Dio e per il prossimo, la Chiesa, la pace, la vita di ogni essere umano, la giustizia e i diritti di ciascuno. Conoscendo la sua fama di vescovo progressista, io che stavo in una fase di orientamento della mia vita, lo cercai e gli parlai a Roma, dove era per una riunione di vescovi. Mi disse che avrei potuto andare a Ivrea, dove poter fare il servizio civile come obiettore di coscienza presso la Casa dell’Ospitalità, che lui aveva voluto per ospitare persone in difficoltà. Ecco: il Vescovo Luigi non solo parlava bene, ma era uomo di azione. Aveva un carattere dolce e forte, socievole e autorevole, disposto al dialogo e fermo nelle sue convinzioni, pronto a difendere i diritti delle persone e i progetti sociali anche a costo di scontentare qualcuno.

La scelta della giustizia e dei diritti, la scelta dei poveri e degli oppressi, lo portava inevitabilmente a criticare i potenti. Ma cercava di farlo con garbo, tenendo sempre presente che “quando punti il dito contro qualcuno, ne punti tre contro di te”. Questo principio e la responsabilità di pastore di una Chiesa Diocesana lo portava a evitare scelte e critiche dirompenti, anche all’interno della Chiesa Cattolica, lenta e restia all’applicazione delle istanze del Concilio che Lui cercava di attuare. Così quando qualcuno lo sollecitava a prendere posizioni più progressiste, diceva “tengo famiglia”, cioè ho una chiesa, un popolo, con cui devo camminare. Lui davanti, ma non staccato dalla sua gente; vicino, unito al popolo di Dio, al suo servizio, attivo nell’indicare e avviare la strada da percorrere insieme. Talvolta la indicava con gesti clamorosi: mettendosi in piazza con gli operai che scioperavano e con i pacifisti che manifestavano per la pace e l’obiezione di coscienza, contro le guerre, le spese militari e l’energia nucleare. Ha avuto la forza di offrirsi come ostaggio delle Brigate Rosse al posto di Aldo Moro e il coraggio di andare nel 1992 a Sarajevo con 500 pacifisti a chiedere di fermare la guerra.

Ammirava Gesù e i martiri, e come loro non avrebbe disdegnato di dare anche la vita per una causa giusta. Ma stava attento ad avere vicino il suo popolo. Voleva una chiesa partecipata e una società democratica, dove si convive tra diversi e dove si cercano insieme le soluzioni ai problemi. La sinodalità è stato lo stile del suo episcopato: “Cristo ci unisce per pregare e per servire” e “Per una Chiesa giovane al servizio del mondo” sono i testi scritti dalla Diocesi di Ivrea in anni di incontri diocesani. Dopo il primo Sinodo diocesano dell’84-86, fece il secondo nel 95-96 sulla Parola di Dio, indicata come suprema ispiratrice della vita dei cristiani e della Chiesa. Per dire quanto ci tenesse a stare con la gente ha scritto, tra i suoi circa 40 libri, uno intitolato “Farsi uomo” e un altro “Farsi donna, farsi giovane, per la pace”. Mentre con gli adulti generalmente il dialogo gli riuscì bene, con i giovani non ha avuto tanto successo, nonostante vari tentativi mediante le giornate a loro dedicate e i libri come “Ateo a 18 anni?” scritto nel 1982 (che adottai come libro di testo di religione per le classi quinte, con le quali gli organizzai un incontro) e “Egoista a 18 anni?” scritto nel 2019.

In particolare per i giovani scrisse nell’83 il libretto “Il cristiano e la pace”, che ha in copertina un biondo giovane con capelli lunghi, la tuta mimetica e l’elmetto in mano con dentro una bianca colomba. All’educazione alla pace e alla nonviolenza teneva molto. Ha ripetuto ancora “Da sempre sono per la nonviolenza”, lo scorso 7 maggio, in piazza davanti al municipio di Ivrea, in occasione della “Staffetta dell’Umanità”, quando con chiarezza indicò le tre cose da perseguire per arrivare alla pace e far finire la guerra in Ucraina: creare una mentalità nonviolenta, insistere con la diplomazia e i negoziati, creare e inviare forze di interposizione. La violenza, diceva, anche quella dell’invasore, si vince con la nonviolenza, non con una violenza maggiore. Mons. Bettazzi ha molto gradito lo slogan scelto da Papa Francesco per la Giornata della pace del 2017 “La nonviolenza: stile di una politica per la pace”, perché richiamava la necessità di aggiungere alla scelta personale della nonviolenza – da sempre presente nella morale cristiana fondata sull’esempio di Gesù – la scelta della nonviolenza politica, organizzata, istituzionale, che parte dal ripudio della guerra, he è la massima violenza organizzata. Al sostegno del diritto all’obiezione di coscienza personale, Bettazzi univa il disarmo, la riconversione dell’industria bellica, la fine dei blocchi militari (la NATO), la critica al complesso militare-industriale che tanta responsabilità ha nel creare e alimentare le guerre. Si è impegnato in ogni modo per questo: cominciando con il promuovere le marce per la pace con Pax Christi all’ultimo giorno dell’anno, per finire e iniziare l’anno all’insegna della pace. Le ha fatte tutte, fino ad essere presente alla 55ma il 31 dicembre 2022 a Catania. Quante volte è intervenuto a manifestazioni e dibattiti sulla pace! Ricordo ad esempio di avere fatto insieme la manifestazione del 4 giugno 1988 da Caselle a Ciriè, contro la militarizzazione della produzione industriale e del territorio della Valle di Lanzo e del Canavese, quando egli fece il discorso introduttivo citando l’Enciclica Pacem in terris di Papa Giovanni nel 25° anniversario. Un mese fa ricordava ancora questa storica Enciclica nel 60° anniversario della sua pubblicazione. Ora lo immagino insieme a quel Papa buono, a Don Tonino Bello e a tutti gli altri innumerevoli testimoni, profeti, maestri di nonviolenza e di pace. Come loro Beato costruttore di pace.

Vescovo Luigi Bettazzi, Beato costruttore di Pace – prima parte (pressenza.com)

MIR Italia – #MonsignorBettazzi #pace #memoria… | Facebook


“Sono atea, ho 18 anni”: testimonianza di chi non crede su un “prete” che non ha risposto a suon di dogmi e infinite parole ma semplicemente ascoltando…

“Sono atea, ho 18 anni”

Suore e preti mi guardarono scandalizzati, cominciarono a borbottare. Don Bettazzi li zittì, mi invitò a continuare. Poi mi disse che non era necessario avere fede per essere nella Grazia di Dio. Era sufficiente essere giusti.

Erano gli anni di Pax Christi, di Ivrea ancora intrisa di pensiero olivettiano, del mio Liceo progressista e insopportabilmente e magnificamente catto-comunista. Un liceo che mi permetteva di studiare Dante leggendo Gramsci, che al posto di D’annunzio ci offriva la lettura di Thomas Mann e di Tolstoi.

Io, esonerata dall’ora di religione, frequentavo da uditrice le lezioni di teologia di Don Gamerro e mi infilavo ad ascoltare il vescovo Bettazzi appena potevo.

Ho imparato a definirmi non credente, superando l’ateismo che è un’altra forma di dogma. E ho cercato, sempre, di essere giusta nei limiti del mio infinitamente umano.

Don Bettazzi ha terminato stanotte il suo viaggio terreno.

Il mio omaggio profondo a chi mi ha fatto pensare ascoltandomi, tanti anni fa.

Ilda Curti


Lunedì 17 Luglio 2023, con le parole dell’On. Mauro Garruto anche la Camera dei Deputati della Repubblica Italiana ricorda il vescovo Luigi: https://www.giornalelavoce.it/video/mediagallery/534713/oggi-in-parlamento-hanno-parlato-di-bettazzi.html

Bellissimo il messaggio inviato dal presidente della C.E.I., vescovo Matteo Maria Zuppi, che si dichiara molto dispiaciuto di non aver potuto essere presente alle Esequie essendo negli Stati Uniti per una importante missione di PACE:

” Mi dispiace non potere essere presente. Non mi è possibile solo a causa di un impegno per la pace. Sono sicuro che Mons. Bettazzi, assetato di pace e giustizia e di convinta non violenza, mi avrebbe raccomandato di fare tutto “l’impossibile”. Ci aveva abituato alla sua presenza, solare, determinata, libera, evangelica, sempre in cammino, entusiasmante, piena di vita. Pur conoscendo bene il galateo ecclesiastico – educato com’era alla scuola di Nasalli Rocca e Lercaro – non ha mai smesso di portare con libertà il Vangelo ovunque, perché per tutti Gesù è venuto. E si è raccomandato piuttosto di andare a cercare, non di starcene fermi ad aspettare. È stato un Vescovo del Concilio Vaticano II.

Non è mai entrato, né prima né dopo, nella folta schiera dei profeti di sventura, coloro che “non senza offesa” al successore di Pietro preferivano e preferiscono continuare ad usare le armi del rigore credendole indispensabili per difendere la verità e evocando improbabili periodi passati senza imparare dalla storia. Era libero perché amava Dio e la Chiesa. Cercava il dialogo non perché ambiguo, facile, ma proprio perché convinto della propria identità, senza ossessioni difensive che vedono il nemico dove non c’è e non lo riconoscono dove, invece, si annida. Ascoltava per rispondere e non parlare sopra. Comunicava la gioia di essere cristiano e annunciava la chiamata a tutti ad esserlo.

Amabile, instancabile, gentile ma per niente affettato, scomodo, ironico, colto senza mai essere supponente, parlava della Chiesa e dei poveri perché la Chiesa è di tutti, ma specialmente dei poveri e perché “le ansie e gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”. «La rivoluzione copernicana contenuta nella Gaudium et spes (non l’umanità per la Chiesa, ma la Chiesa per l’umanità) e quella della Lumen gentium (non i fedeli per la gerarchia, ma la gerarchia per i fedeli) stentano ad affermarsi», ripeteva. Lui non ha smesso di sognare. «Il mio “sogno” è che ogni cristiano si renda conto della sua vocazione “missionaria”.

«La gioia più grande? Essere prete», aggiungeva. Ebbe il premio Unesco per l’educazione alla pace, perché non si devono subire i violenti e perché la tendenza alla violenza è comune e porta a imbracciare l’arma mentre la non violenza interpone la diplomazia. Fin dagli anni Sessanta ha scommesso sui laici, «non secondo i propri interessi, ma secondo l’interesse dell’intero cosmo per contribuire non solo a mantenerlo in essere…ma anche a svilupparlo nell’interesse comune».

Sì, ha chiesto a tutti noi, tutti, opportune et inopportune, di «essere discepolo che dà gioia», convinto che «il regno di Dio è l’umanità come Dio la vuole». Grazie don Luigi, benedizione con la tua lunga vita, perché non hai smesso di sognare e non ti sei stancato di farci vivere la primavera del Concilio. Grazie e continua a pregare per noi e con noi. In pace e con il sorriso. “

Card. Matteo Zuppi

Arcivescovo di Bologna

Presidente della Cei

Roma, 18 luglio 2023


MAI COME IN QUESTO CASO NOI DI PAX CHRISTI POSSIAMO, DOBBIAMO, VOGLIAMO SPERARE
CHE LA LAPIDE DELLA TUA TOMBA NON SIA LA PIETRA MESSA SOPRA UN’ESISTENZA SCOMODA,
UNA PIETRA POSTA IN TUTTA FRETTA PRIMA DEL TRAMONTO ONDE SODDISFARE LA LEGGE,
QUELLA MEDESIMA LEGGE CHE TU, COME UN CERTO GESU’,
HAI OSATO PRETENDERE CHE SIA AL SERVIZIO DELL’UMANITA’ ANZICHE’ ASSERVIRLA.

NON SOLO NOI DI PAX CHRISTI, NON SOLO I CATTOLICI, NON SOLO I CREDENTI

POSSIAMO, DOBBIAMO, VOGLIAMO VENIRE E VEDERE NON UNA PIETRA DI MORTE MA UNA PIETRA VIVENTE
CHE, POSTA AD ANGOLO, POTRA’ SORREGGERE ANCORA PER MOLTO TEMPO IL SOGNO DI UN MONDO MIGLIORE,
PIU’ GIUSTO, PIU’ BELLO DI QUELLO CHE HAI LASCIATO.

CHE IL TUO MERITATO RIPOSO E CHE IL TUO ESSERE DIVERSAMENTE PRESENTE SIA PER NOI

– SE NON ORA QUANDO? –
ESSERCI IN PIENO,
E PARTECIPARE ATTIVAMENTE A QUESTO BUONO E GIUSTO SOGNO.

Don Luigi Ciotti di LIBERA rende omaggio al vescovo Luigi

RIFERIMENTI IN RETE DEGLI ARTICOLI SUL VESCOVO LUIGI:

https://web.quotidianopiemontese.it/testolibero/2023/07/16/bettazzi-ti-voglio-bene/

https://www.rainews.it/tgr/piemonte/video/2023/07/bettazzi-lutto-ivrea-vescovo-monsignore-1d229eae-21e0-45c6-bff1-b70f49d79d18.html

https://www.avvenire.it/av/pagine/monsignor-luigi-bettazzi

Gli articoli “Il militarismo invade le scuole: gli studenti invitati a sfilare il 2 Giugno” (Luca Kocci, Adista 29 Maggio 2023) e “Vilipendio alle forze armate” (Peacelink, 30 Maggio 2023) sono uniti da un inquietante filo nero: tra i rappresentanti del recente corso politico italiano non soltanto manca l’interesse ma addirittura sembra esserci la precisa volontà di sostituire la Costituzione con l’esercito, nel tentativo di rimuovere sia nelle scuole come tra l’opinione pubblica la sola idea che alle armi ci possano essere alternative.

Meglio chiarire che il tentativo di militarizzare la Repubblica, come se la Costituzione di per sè sia così debole tanto da necessitare di essere “rafforzata”, non è solo appannaggio dell’attuale governo di Destra, sebbene ci metta ovviamente del suo, ma è il frutto di una mentalità e di una volontà politica che ha progressivamente preso corpo già da parecchi anni.

Da un  po’ di tempo si sente parlare di “militarizzazione delle scuole”.

Con questa frase  si intende dire che l’apparato militare italiano poco per volta si sta facendo pubblicità all’interno delle scuole invitando le allieve e gli allievi a scegliere la carriera militare. In merito in questi giorni è circolata una nota del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara , che invita le scuole a candidarsi per poter assistere o partecipare alla parata del 2 giugno.  Potrebbe essere un modo per far vedere che le scuole sono un momento importante della vita dei cittadini ma guardando la parata di  Roma  si ha l’impressione che sia più la festa delle forze armate della Repubblica e non di  tutte le categorie dei cittadini della Repubblica italiana.

Forse sarebbe ora, invece di militarizzare le scuole, di smilitarizzare la festa della Repubblica. Di seguito quanto scritto sulla rivista Adista in  merito alla nota del ministro e un’altra notizia che è altrettanto preoccupante: manifestare contro la guerra, le armi e chi le usa  sta diventando sempre più pericoloso. Un passo dopo l’altro dove ci porteranno?     

Gustavo GNAVI, responsabile del Punto Pace Ivrea Pax Christi    

                                                                                                                                  

Alcuni pacifisti hanno manifestato il loro dissenso alle armi durante il concerto della Fanfara per la celebrazione del centenario dell’aeronautica militare svoltosi a Gallarate (Varese). Contro di essi è scattato il provvedimento per “vilipendio alle forze armate”

voi cosa ne pensate sia della proposta della diplomazia cinese sia delle critiche a livello internazionale?


ANSA: Il testo della proposta cinese


RAINEWS: Dialogo, unica via d’uscita dalla guerra: i 12 punti del piano di pace cinese

Per la prima volta, Pechino prende una posizione esplicita. Il ministero degli Esteri cinese ha diffuso il documento con le proposte per mettere fine alla guerra in Ucraina. Ma nel tentativo di accontentare tutti restano suggerimenti generici.

(RaiNews 24/02/2023, articolo di Luca Boccia)


IL FATTO QUOTIDIANO: I 12 punti del piano di pace cinese: ecco il testo integrale di Pechino per mettere fine alla guerra in Ucraina


EUROPA TODAY: LA RISPOSTA DI BRUXELLES

L’Ue boccia il ‘piano di pace’ della Cina: “Non distingue tra vittima e aggressore”

Von der Leyen: “Pechino non ha credibilità”. Bruxelles nega di avere le prove che i cinesi abbiano fornito armi a Mosca. Ma poi avverte: “Forte reazione contro Paesi che armano Putin”.

(Europa ToDay 26/02/2023, articolo di Tommaso Lecca)


altri contributi giornalistici:

IL FATTO QUOTIDIANO 25/02/2023: Nato e Ue bocciano il piano cinese, Scholz-Sanchez aprono. Scontro Usa-Pechino all’Onu. Zelensky: “Ci saranno negoziati”

LIBERA CITTADINANZA, Umberto Franchi, 25/02/2023: PERCHE’ LA NATO E GLI USA RIFIUTANO LA PROPOSTA DELLA CINA PER LA PACE IN UCRAINA ?

Articolo di Leonardo Becchetti, AVVENIRE Venerdì 13 Gennaio 2023

Gentili aderenti, condividiamo con voi in allegato l’articolo in oggetto uscito oggi su Avvenire nel quale sono racchiuse utili indicazioni sui percorsi di pace anche per noi artigiani di pace in Pax Christi. Norberto Julini


riportiamo integralmente l’articolo:

L’invasione russa dell’Ucraina che ha portato la guerra nel cuore dell’Europa continua ad essere un buco nero che distrugge vite umane e beni materiali senza che si veda ancora all’orizzonte una possibile soluzione. Nel frattempo, episodi come l’assalto a Capitol Hill negli Stati Uniti e ai palazzi del governo a Brasilia presentano tra loro pericolose analogie introducendoci a nuove e diverse forme di conflitto. In che modo in un contesto così complesso e compromesso è possibile essere operatori di pace? Il primo passo è capire la natura dei conflitti.

Quello russo-ucraino è di vecchio tipo, una contesa per beni privati strategici, per loro natura rivali. Un territorio, ricco di risorse strategiche, o è mio o è tuo e ci facciamo guerra per contendercelo, soprattutto quando ci sono mescolanze di etnie che danno adito a rivendicazioni territoriali da una parte o dall’altra. Si tratta di un tipo di conflitto che facciamo fatica a capire nell’era della rete dove i beni più importanti sono di natura completamente diversa (non rivali, e il cui valore addirittura aumenta quante più persone entrano a far parte del network).

I conflitti americano e brasiliano che rischiano se non gestiti di sfociare in conflitti civili permanenti nascono invece da contrapposizioni ideologiche che sono alimentate e fomentate da fenomeni nuovi quali l’uso distorto dei social media e il ruolo in essi dell’intelligenza artificiale. Se dobbiamo a McLuhan la consapevolezza che l’avvento della televisione ha creato il villaggio globale, il vero salto di qualità da questo punto di vista arriva con l’avvento dei social media che, a differenza della televisione, consentono interazione in tempo reale da ogni angolo del pianeta.

Purtroppo, quest’aumento d’interazione non è privo d’insidie. Esiste una letteratura scientifica ormai consolidata che spiega come la massimizzazione del profitto delle aziende che gestiscono i social media si realizzi attraverso strategie che si propongono di aumentare contatti e interazioni e, dunque, entrate da pubblicità. E il modo migliore per aumentare le interazioni è creare occasioni di conflitto verbale, se necessario anche favorendo e non bloccando la proliferazione di “account fake” che operano in questa direzione. Aumento della polarizzazione e proliferazione dei populismi sono l’effetto empiricamente verificato di queste strategie. La risposta sensata non può essere quella di abbandonare il campo.

Questa sfida va accolta (anche perché le potenzialità di utilizzo positivo dei canali digitali sono straordinarie), bisogna incarnarci e spenderci pure nelle nuove piazze virtuali in cui si svolge gran parte la vita sociale e batterci per il superamento di questo ennesimo fallimento del mercato chiedendo opportuna regolamentazione che aiuti i cittadini a distinguere il vero dal verosimile (ma falso).

Essere operatori di pace ovviamente non si esaurisce in attività online, ma resta fondamentale nei processi generativi che costruiamo nel mondo offline. Il punto chiave qui è operare per la logica della cooperazione e della superadditività (dove uno con uno fa sempre più di due) che promuove innovazione economica e sociale e contrapporla alla logica del conflitto per le risorse date (dove uno contro uno fa sempre meno di due, basti pensare alla perdita di vite umane, alla distruzione di risorse e ai crolli di Pil derivanti dalla
guerra russo- ucraina). L’arte delle relazioni e della cooperazione è un’arte difficile e lo scambio di doni (la generosità e l’eccedenza come prima mossa) è la chiave per creare fiducia, meritevolezza di fiducia e capitale sociale (anche su questo punto le evidenze sperimentali in economia e nelle scienze sociali sono vastissime).

Per questo è particolarmente importante spendersi per quel tipo di economia che crea valore sociale rispondendo alle sfide di oggi, come ad esempio il consumo e il risparmio responsabile, la biodiversità delle forme d’impresa che mettono assieme valore economico e valori, la nascita delle comunità energetiche e i processi d’amministrazione condivisa e di co-programmazione tra amministrazioni locali e organizzazioni della società civile. L’etica e la qualità della dialettica politica è un altro luogo fondamentale da presidiare se vogliamo costruire la pace. Il circolo vizioso fomentato da logiche mediatiche perverse ci smarrisce in una conflittualità senza senso che avvilisce la vita politica. Il tristissimo dibattito sulle accise di questi giorni insegna.

All’opposizione si fanno promesse irrealizzabili e incompatibili con il vincolo di bilancio che poi si smentiscono una volta al potere. Intanto chi era al governo e ora è all’opposizione spergiura che quei provvedimenti demagogici li avrebbe realizzati sapendo invece che si sarebbe comportato esattamente allo stesso modo se fosse stato ancora al potere. Il principio più generale di questa logica di conflitto becero che fa tanto spettacolo è che se l’avversario dice o fa qualcosa che anche tu pensi sia sensato devi per forza dire che è una sciocchezza. Non siamo condannati a una politica delle marionette, dove il pubblico si diverte quanto più i protagonisti si “danno mazzate”.

Il circolo vizioso si può rompere favorendo una crescita e maturazione del dibattito politico.
Un sussulto d’intelligenza è possibile riconoscendo elementi positivi nel lavoro altrui e spostando la competizione su ciò che di meglio si sa concretamente proporre per il bene comune. La guerra e i conflitti che distruggono sono oggi molto più subdoli e vicini di quanto crediamo. Di fronte a noi c’è un futuro molto difficile ma anche affascinante per chi vuole spendersi nella bellissima missione di essere operatore di pace.

La tradizionale Marcia della Pace, giunta alla sua 55° edizione, è stata ospitata quest’anno dalla diocesi di Gravina-Altamura-Acquaviva delle Fonti, diocesi guidata da mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Chisti Italia che attende ormai la nomina di un suo successore. Un numeroso gruppo di persone ha percorso le strade di Altamura per poi finire nella chiesa cattedrale per la celebrazione della S. Messa.

Con mons. Ricchiuti hanno concelebrato altri vescovi pugliesi e anche il vescovo di Savona la diocesi che l’anno scorso aveva ospitato in forma ridotta le celebrazioni per la giornata della pace. E chiaramente era presente anche mons. Bettazzi.

Prima della Marcia, il 30 pomeriggio e la mattina del 31, Pax Christi Italia aveva tenuto il tradizionale convegno di fine anno incentrato sul tema dell’obiezione di coscienza che ha richiamato più volte la necessità di riprendere questo universale “diritto” dei cittadini specialmente per quanto riguarda il grosso problema degli armamenti e delle enormi spese legate alla loro produzione.

Ora tocca anche al nostro Punto Pace darsi da fare per mettere in pratica quanto presentato e discusso.

Gustavo Gnavi

altri riferimenti di rete sull’argomento:

articolo di Pax Christi

articolo della Diocesi di Altamura

articolo di Azione Cattolica

articolo di Pace e Disarmo


“FORSE QUESTO VIAGGIO E’ UNA PAZZIA”

di Livio Obert

“Forse questo viaggio è una pazzia”… Parafrasando le parole dette, con la sua solita ironia dal Vescovo Luigi Bettazzi (99 anni) in partenza dall’aeroporto di Caselle, diretti a Gravina per li Convegno di Pax Christi sull’obiezione di coscienza e il 31 dicembre ad Altamura per la Marcia della Pace, GRIDIAMO:

“LA VERA PAZZIA È LA GUERRA!”

Come più volte ribadito da Papa Francesco, la guerra è il male più tremendo per l’umanità tutta.

Durante il Convegno sull’obiezione al servizio militare si è dibattuto sull’importanza della scelta e sulla tribolata storia dei precursori che anno lavorato e sofferto per ottenere questo diritto.

Storicamente importante la visita al CAMPO 65 luogo di detenzione dei prigionieri inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale.

Alcuni di costoro finirono anche in Canavese e molti, sfortunati morirono nelle tragica disgrazia al Colle della Galisia.

La Marcia della PACE ad Altamura molto partecipata, gioiosa e colorata con 4 tappe tematiche si è conclusa in Cattedrale con la diretta su TV 2000.

Molto pertinente l’omelia di Mons. Giovanni Ricchiuti, Presidente di Pax Christi nazionale, sicuramente non omologata al pensiero dominante sui media nazionali.

Il saluto finale di Mons.luigi Bettazzi commovente intenso e di grande fede nell’invito a essere testimoni di PACE per il prossimo.

“SE VUOI LA PACE PREPARA LA PACE.”

Giovedì 15 Dicembre alle ore 17.30 – 19.30, al Centro Studi Sereno Regis di Torino, nell’ambito del progetto “Signornò! Torino città protagonista della storia dell’obiezione di coscienza in Italia”, ci sarà la presentazione del libro “Non un uomo né un soldo” (Edizioni Gruppo Abele) di Marco Labbate: con l’autore dialogano Beppe Marasso, Piercarlo Racca, Angela Dogliotti, Pietro Polito e Massimiliano Fortuna.


E, sempre a proposito di obiezione di coscienza, Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, ha diffuso il seguente aggiornamento sugli obiettori di coscienza ucraini e russi e sul convegno a Roma di oggi e domani.

1) L’udienza fissata oggi alla Corte d’Appello di Ivano-Frankivs’k per discutere del ricorso presentato dall’obiettore di coscienza evangelico Vitaliy Alekseinko che chiede la libertà vigilata al posto della condanna ad un anno di carcere per “elusione del servizio militare durante la mobilitazione”, è stata rinviata a causa di un blackout nella zona. Come sapete al processo era comunque presente, su mandato del Movimento Nonviolento, l’avvocato Nicola Canestrini come osservatore del rispetto dei diritti dell’imputato. Canestrini ha potuto incontrare il Presidente del Tribunale, gli altri avvocati difensori, e lo stesso Vitaliy incriminato del reato di obiezione di coscienza, il quale ha dichiarato: “Il diritto alla libertà di coscienza e di religione riconosciuto dalla Costituzione ucraina non è per tutti; oggi vale solo per qualcuno”.

Non è questo il primo caso di obiezione di coscienza in Ucraina, ma è la prima volta che si accendono i riflettori internazionali dei media e che interviene un avvocato come osservatore internazionale. “Il dissenso espresso pacificamente, anche e soprattutto in tempi di retorica bellicista, non solo in Ucraina è un bene prezioso per la democrazia – ha detto Canestrini –. Sono qui a chiedere il rispetto dei diritti fondamentali per tutti, e perché gli avvocati e le avvocate stanno nei posti dove nessuno vuole stare, a difendere persone che nessuno vuole difendere”.

2) E’ arrivato oggi in Italia il responsabile del Movimento degli Obiettori di Coscienza Russi. Si chiama Alexander Belik, è un giovane obiettore esule in Estonia, rifugiato come dissidente politico e antimilitarista dal regime di Putin. Alexander parteciperà mercoledì ad una conferenza stampa (ore 11 in via Palestro 24 – Centro Congressi Villa Palestro) organizzata da Un Ponte Per e Movimento Nonviolento per presentare le firme raccolte dalla Campagna di Obiezione alla guerra e per sostenere la richiesta di asilo, protezione e status di rifugiati politici in UE per obiettori, disertori e renitenti russi, ucraini e bielorussi. Belik rimarrà a Roma dal 12 al 15 dicembre. Farà un incontro alla Sapienza, parteciperà al Convegno odc e rilascerà interviste a giornalisti e media.

3) Si terrà a Roma mercoledì e giovedì 14 e 15 dicembre, il Convegno “50 anni di obiezione di coscienza per la pace”, organizzato da CNESC e Movimento Nonviolento, durante il quale ci sarà una sessione speciale “Dialogo tra obiettori italiani, russi e ucraini”, moderato da Luca Liverano di Avvenire, con la partecipazione di Daniele Lugli (presidente emerito MN), Alexander Belik (Movimento Obiettori di coscienza russi) e Yurii Sheliazenko (Movimento Pacifista Ucraino).

Allego tre schede

Ciao.

Mao Valpiana